Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è tornato a far sentire la sua voce attraverso Twitter. Oggetto dei suoi strali, questa volta, sono stati i paesi esportatori di petrolio che proprio oggi, 20 aprile 2018, si riuniscono a Gedda, in Arabia Saudita, in occasione di un meeting informale che dovrebbe portare ad una riduzione dell'offerta dell'oro nero sul mercato mondiale, come sottolineato da diversi quotidiani finanziari internazionali, tra cui "Il Sole 24 Ore".
Vediamo cosa ha dichiarato Trump nel "tweet incriminato", e quali effetti hanno già avuto - e potrebbero continuare ad avere - le sue parole sull'economia mondiale, almeno nel breve periodo.
Il "cinguettio" del presidente
Nel suo tweet, Trump si è scagliato principalmente contro l'OPEC. A suo dire, con miliardi di barili di petrolio che potrebbero essere immessi sul mercato, riducendo i prezzi e favorendo ulteriormente la crescita e lo sviluppo economico, a Gedda i paesi produttori continueranno a portare avanti una politica tendente a tenere artificiosamente elevati i prezzi dell'oro nero. Il presidente statunitense ha esplicitamente affermato che, se quanto da lui ipotizzato dovesse rivelarsi esatto, non verrà accettato dagli USA. In effetti, i paesi dell'Opec stanno attuando una strategia di controllo della produzione petrolifera ormai da diversi anni e, secondo la maggioranza degli esperti, questa sarebbe dovuta terminare alla fine del 2018.
Ma la sensazione dei mercati è ben diversa, visto che proprio ieri il prezzo del petrolio ha raggiunto i suoi livelli massimi negli ultimi tre anni. Il Brent, infatti, ieri quotava intorno ai 74,15 dollari al barile, in rialzo di quasi l'1%. Stessa percentuale di incremento del WTI che, però, in valore assoluto si attestava sui 69,07 dollari al barile.
In altre parole, secondo gli esperti del settore, i paesi produttori (compresa la Russia, invitata al vertice di Gedda) sarebbero intenzionati a continuare a puntare sulla riduzione delle riserve mondiali. Del resto, secondo l'Agenzia americana per l'informazione sull'energia, questa circostanza si sta già verificando almeno in questa settimana.
Bisogna ricordare, per completezza d'informazione, che il vertice ufficiale dell'Opec è previsto per il 22 giugno 2018. In quella data, i paesi esportatori dovranno decidere la loro strategia nel lungo periodo.
Le conseguenze a breve e medio termine
Intanto, il tweet di Donald Trump ha già ottenuto due risultati contrapposti. Infatti, se da una parte il prezzo del petrolio ha interrotto la sua corsa al rialzo, dall'altra sia Wall Street che le Borse del Vecchio Continente hanno subito dei cali, anche se (almeno in Italia) attualmente sembrano essere ritornate su una tendenza positiva. Questa circostanza deriva dalla presenza di altre questioni che starebbero influenzando le quotazioni. Le tematiche principali, infatti, sono quelle relative alle difficoltà relativa alla formazione di un nuovo governo, e all'apertura della stagione dei dividendi.
Intanto, le dichiarazioni del ministro dell'energia degli Emirati Arabi, Suhail al-Mazroui, secondo cui solo a marzo sono stati effettuati tagli alla produzione tra Paesi Opec e non-Opec superiori al 140%, e quelle della delegazione russa volte a rafforzare ulteriormente la cooperazione con l'Opec, non lasciano presumere ulteriori cali dei prezzi del petrolio. Senza considerare, poi, come potrebbe influire sulla valutazione del greggio, in un futuro non molto lontano, l'intervento in Siria degli USA.