Lo Spread a inizio settimana è finalmente calato del 6% facendo registrare il livello più basso dal mese di luglio 2018 esattamente a 233,50 punti base. Si tratta certamente di un segnale positivo per la nostra economia gravata da un abnorme debito pubblico pari, secondo le ultime stime ufficiali al 132% del Pil. Vuol dire infatti, in maniera estremamente sintetica, che la nostra spesa per interessi sul debito sarà leggermente inferiore. Ma già tra sole 48 ore, cioè giovedì 13 settembre, il Tesoro effettuerà una nuova asta di Titoli di Stato da collocare sul mercato.

Nello stesso tempo il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, ha cercato di rassicurare i mercati affermando che la nuova manovra economica rispetterà tutti i vincoli imposti dai Trattati europei e, soprattutto, che il rapporto deficit/Pil si attesterà ben al di sotto del 3%.

Ma potrebbe non bastare. Ecco perché il Governo italiano starebbe studiando la possibile emissione di un nuovo Titolo di Stato dai notevoli vantaggi fiscali. Il nuovo Titolo di Stato avrebbe già un nome. Si dovrebbe chiamare CIR, acronimo che sta per "Conti Individuali di Risparmio". Questi potrebbero essere inseriti nella prossima Legge di Stabilità ed essere operativi dal 1 gennaio 2019.

Le probabili caratteristiche del nuovo strumento

Come accennato sopra i CIR dovrebbero avere la caratteristica di essere dei Titoli con elevati vantaggi fiscali. Infatti, come riporta il sito di informazione finanziaria "Formiche.net" l'idea di questi nuovi strumenti sarebbe stata suggerita dal sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri.

Il nuovo strumento, che sarà una sorta di veicolo per investire nel più classico BTP, dovrebbe essere completamente esentasse ed inoltre godere di un credito d'imposta di circa il 3,5%. Per poter godere di questi vantaggi occorrerà però mantenere i Titoli in portafoglio fino alla scadenza naturale. Inoltre se verranno detenuti per almeno 18 mesi dovrebbero consentire di non pagare la tassa di successione e quella di donazione. Inoltre non dovrebbero essere soggetti a pignoramento o sequestro. Ma precisiamo che al momento quelle relative alle percentuali del credito d'imposta sono solo delle indiscrezioni.

Certo è che l'obiettivo che il Governo vuole raggiungere inserendo questa nuova modalità di investimento nei Titoli di Stato è duplice. Da una parte garantire maggiormente il debito pubblico italiano e stabilizzare i bilanci dei nostri istituti di credito che sono pieni di Titoli di Stato. Dall'altro, dare la possibilità ad un maggior numero di risparmiatori italiani di investire in BTP anche se dotati di minori risorse finanziarie.

Opinioni contrastanti

Diversi esperti hanno manifestato delle perplessità circa la reale efficacia del nuovo strumento. Ad esempio l'ex ministro Renato Brunetta ha evidenziato come una riduzione della pressione fiscale sugli investimenti è sempre benvenuta. Ma, afferma, occorrerebbe riequilibrare il rapporto tra investimento obbligazionario ed azionario. Infatti, oggi i BTP sono tassati al 12,5% mentre l'investimento azionario al 26%. Inoltre, non è ancora chiaro, secondo il deputato di Forza Italia, se questa riduzione sarà finanziata in deficit o meno.

L'economista Antonio Maria Rinaldi, sentito da "Formiche.net", evidenzia i benefici di stabilizzazione dello Spread e di garanzia del debito pubblico italiano. Ma evidenzia come questo nuovo strumento potrebbe portare ad una divaricazione del mercato dei Titoli di Stato tra titoli di Serie A e titoli di Serie B e questo sarebbe certamente dannoso.