Accesissima discussione, questa mattina, nel corso della consueta puntata de L’Aria che tira, il talk show politico di La7, condotto da Myrta Merlino. Per l’occasione, erano ospiti in studio Gian Marco Centinaio, ministro delle Politiche agricole in quota Lega, e Jean Paul Fitoussi, economista francese, docente all’istituto di studi politici Science Po di Parigi (lo stesso di Enrico Letta). La discussione verte, ovviamente (come si vede nel video qui sotto) sulla possibile bocciatura, poi effettivamente avvenuta poche ore dopo, della manovra economica del governo Conte da parte della Commissione Ue.

La Merlino è convinta che M5S e Lega, insieme al ministro dell’Economia Giovanni Tria, stiano tirando un po’ troppo la corda della pazienza di Bruxelles. Fitoussi, al contrario, si schiera senza esitazioni dalla parte dell’amico Tria e contro le politiche di austerità imposte dai burocrati europei. Centinaio, invece, assiste estasiato alla scena con “occhio innamorato” nei confronti di Fitoussi, come fa notare la Merlino.

Jean Paul Fitoussi: ‘Non capisco più la Commissione Europea’

Secondo l’economista francese Jean Paul Fitoussi “in Francia è un momento complicato - come dimostra la protesta dei cosiddetti gillet gialli - ma per le stesse ragioni che accadono in Italia. Io non capisco più la Commissione Europea che chiede ai Paesi, in un momento in cui la crescita rallenta, di adottare una Politica di austerità, ancora di più.

La legge che ha presentato Tria - prosegue il professore - mi sembra oggi ancora più valida, proprio perché la crescita si ribassa, va giù”.

L’attacco della Merlino, preoccupata per lo spread

A questo punto Myrta Merlino riprende la parola ma, invece di porre una domanda breve, come sarebbe compito di qualsiasi conduttore, si lancia in una personalissima analisi della situazione economica europea.

“Lei quindi - dice rivolta a Fitoussi - considera quella di Tria una manovra condivisibile e pensa che l’Europa stia sbagliando strada. Però io le faccio una domanda sui mercati, perché quel 320-330 di spread dai calcoli che abbiamo fatto ci costa un sacco di soldi, circa 10 milioni in più di interessi al giorno e, per il prossimo anno, potrebbe venire a costarci cinque miliardi di euro, o forse sei.

Questo vuol dire che un bel pezzo di quei soldi messi lì per la crescita, come lei giustamente diceva, li buttiamo via per pagare gli interessi. Quindi, se i mercati non ci seguono in questa scommessa, non rischiamo di fare tanto rumore per nulla? Cioè tirare fuori un sacco di soldi e non arrivare al risultato?”.

La risposta di Fitoussi: ‘Siamo sotto la tutela dei mercati’

“Lei ha perfettamente ragione - la blandisce, almeno inizialmente, il professore francese, per poi subito passare all’attacco - perché è quello il dilemma in cui siamo messi dalle regole attuali dell’Europa. Siamo messi sotto la tutela dei mercati, perché non abbiamo fatto un governo federale per essere sotto la sua tutela.

Se l’Europa avesse un governo federale, allora la Banca Centrale avrebbe comprato i titoli di Stato per diversi Paesi, senza che lo spread si alzi. Lo spread è un mezzo di ricatto” nei confronti dei singoli Paesi, “perché loro facciano la politica voluta dall’Europa. Allora io a questo punto mi chiedo, perché abbiamo governi in Europa? Facciamo la politica decisa dall’Europa e basta”.

Il consiglio a Giovanni Tria

“Io so che lei conosce molto bene il nostro ministro Tria - gli domanda a quel punto la Merlino - siete due economisti, vi siete invitati reciprocamente ai vostri dibattiti, ma lei oggi che consiglio gli darebbe? Perché è molto pressato dalle ragioni della politica in Italia che gli chiedono di portare a casa il risultato per gli italiani, e una Europa che gli dice ‘se non ci dai un segnale non riusciamo neanche ad aiutarti’”.

La risposta di Fitoussi è fulminante: “Gli dirò di mantenere la sua posizione, perché è un braccio di ferro. Quale sarebbe la situazione dell’Europa se l’Italia va veramente male? Che risultato uscirebbe dalle prossime elezioni europee? Una catastrofe”. E la Merlino: “Quindi lei dice che siamo comunque forti perché l’Europa non può permettersi di mandarci a gambe all’aria, ho capito bene?”. Risposta secca: “Si, esattamente”.