Le relazioni tra Cina e Unione Europea sembrano essere sempre più strette. Il merito è da attribuire al nuovo progetto economico e commerciale che i cinesi stanno creando per andare oltre il semplice scambio diretto con Bruxelles. Il piano di mutua cooperazione per lo sviluppo della connettività tra i paesi dell'Eurasia comporterebbe un cambiamento sostanziale degli equilbri economici e politici mondiali. Scopriamo perchè.
Quando tutto ha inizio
"Promote People-to-People Friendship and Create a Better Future" ("Promuovere l'amicizia tra persone e creare un futuro migliore") è il titolo dell'intervento tenuto dal Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, il 7 settembre del 2013, presso l'Università Nazarbayev del Kazakhstan.
Il leader cinese immaginava la creazione di una “Cintura economica della Via della Seta”, riferendosi agli scambi commerciali del 206 a.c. che, raccontanti nelle vicende di Marco Polo, avrebbero collegato Oriente e Occidente per secoli. Per rendere questo progetto realtà, il Presidente cinese ha menzionato tre azioni fondamentali:
- Rafforzamento della strategia nazionale di sviluppo economico;
- La costruzione di nuove vie di comunicazione per aumentare la connettività;
- La creazione di nuove rotte di commerciali dal Pacifico al Baltico, realizzando un network che connetta l'Eurasia.
Destinazione Europa: il progetto
Il piano di Xi Jinping si basa sulle relazioni già esistenti tra il suo Paese e l'Unione Europea.
La Cina ha firmato il primo trattato commerciale con la CEE (Comunità Economica Europea) nel 1978. Da quel momento, gli scambi si sono intensificati, secondo il principio del "free and fair" ("Libero e giusto").
L'Europa è il principale destinatario dei prodotti cinesi, soprattutto tessili, calzature e prodotti manifatturieri ad alta intensità di lavoro e bassa intensità di capitale.
Viceversa, Pechino rimane la seconda destinazione per esportazioni dell'UE come macchinari, automobili e beni di consumo sofisticati.
Negli ultimi anni, lo sviluppo tecnologico ha reso il trasporto su rotaia più veloce rispetto a quello marittimo; di conseguenza, la domanda di treni merci tra Cina ed Europa è aumentata visibilmente.
Infatti, si stima che saranno 5000 i treni merci che percorreranno annualmente le rotte tra Cina e Europa a partire dal 2020.
Il piano ideato dal Presidente cinese rimane, tuttavia, una strategia non ben definita, riassumibile in una spinta a una grande integrazione economica tra Asia, Africa ed Europa, della quale non si conoscono ancora con precisione tutti gli attori coinvolti.
Un'opportunità per l'Italia
Il Premier italiano, Giuseppe Conte, ha annunciato che Roma e Pechino firmeranno l'accordo quadro a fine mese per la "Nuova via della Seta".
Se dovesse essere realmente così, L'Italia sarebbe il primo Paese del G7 a dare supporto formale al progetto cinese, con un'opportunità in più di uscire dalla recessione e di non considerare il reddito di cittadinanza come unica risposta alle esigenze economiche del paese.
L'affermazione del Presidente del Consiglio Conte non stupisce: secondo la Coldiretti, nel 2018, ammonta a 450 milioni di euro, il valore delle esportazioni di prodotti "Made in Italy" verso la Cina. Il prodotto più amato è il vino, di cui l'Italia è divenuta prima esportatrice, superando anche la Spagna.
Anche su questo tema il governo italiano sembra essere diviso. Alle parole incoraggianti di Giuseppe Conte, seguono quelle più scettiche del Vicepresidente Luigi di Maio e del Sottosegretario leghista agli Esteri, Guglielmo Picchi.
Entrambi affermano che il progetto cinese potrà essere accolto solo se avrà vantaggi per l'italia e non riduca la Penisola ad un "Terminale di distribuzione di merci altrui".
Trump mette in guardia l'Italia
Le intenzioni del Governo italiano hanno allarmato gli Stati Uniti. Pochi giorni fa, il "Financial Times" ha riportato un commento del consigliere del presidente degli Stati Uniti, Garrett Marquis, che descriveva il progetto della Belt Road come "Un'iniziativa fatta dalla Cina per la Cina".
Le preoccupazioni degli Stati Uniti sono motivate dal fatto che la BRI (Belt Road Initiative) contribuirebbe allo sviluppo economico e alla stabilità regionale in Eurasia, sviluppando nuovi mercati di cui sia UE che Cina potrebbero beneficiare in termini di commercio e di sicurezza energetica, ma soprattutto, renderebbe Pechino attore privilegiato dell'area euroasiatica, ponendolo in una posizione privilegiata a discapito degli altri partecipanti, prima tra tutti l'Unione europea.
In questo senso, la Politica americana di isolamento economico ha solo aumentato le possibilità di riuscita dell'avversario cinese.
L'Europa dovrà impegnarsi a fondo per fare in modo che un'opportunità come la BRI si trasformi in una cooperazione regionale concreta che tenga lontana Bruxelles dai margini della politica internazionale, sfruttando questa occasione per continuare quel processo di integrazione iniziato e non ancora del tutto completato.