Per la serie BlastingTalks intervistiamo Dante Natali, presidente di Federmetano - l'associazione di categoria dei distributori di gas metano per autotrazione in Italia. Federmetano da 70 anni è il punto di riferimento per il settore metano per auto in Italia. Associa un terzo della rete italiana degli impianti per la distribuzione del gas naturale uso autotrazione, garantendo annualmente rifornimenti a più di 1,1 milioni di veicoli.

Blasting Talks è una serie d'interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Presidente, partiamo dalle notizie di attualità: i prezzi del metano per auto nelle ultime settimane stanno raggiungendo valori sempre più elevati. Può spiegarci quali sono i fattori di base che concorrono a creare questa situazione?

Il fenomeno si è sviluppato dallo scorso 1° ottobre, perché la maggior parte dei nostri operatori ha questa data come scadenza dei contratti di fornitura. A partire da quel giorno per molti degli operatori si è concretizzato un incremento del costo della materia prima fino a sei volte rispetto alla media del prezzo degli ultimi 20 anni. Questo ha costretto all’immediato adeguamento del prezzo al pubblico, perché la situazione era totalmente insostenibile.

Noi compriamo gas e vendiamo gas compresso. L’aumento della materia prima si riflette totalmente sul prodotto finale; inoltre la compressione del gas avviene con energia elettrica. Una componente che ha impattato ulteriormente su questa dinamica.

Il governo sta tentando di arginare la situazione con provvedimenti volti a ridurre e calmierare gli aumenti: a vostro parere queste misure saranno sufficienti?

Intanto c’è da dire che il governo al momento non ha preso provvedimenti che riguardano il nostro settore, nonostante lo avessimo sollecitato in questo senso, evidenziando una situazione di grave anormalità. Purtroppo attualmente non rientriamo nel Decreto “Salva Bollette”. Stiamo però lavorando con l’esecutivo su due nostre proposte.

La prima riguarda una riduzione temporanea dell’Iva dal 22% al 5%. La seconda consiste nell’annullamento di un onere di sistema che va anch’esso a pesare sul prezzo finale.

Parliamo di transizione energetica e di green deal: quale sarà il ruolo del metano in questo profondo processo di ripensamento dei nuovi vettori energetici?

Riteniamo che il metano abbia un ruolo primario e fondamentale nella transizione energetica. Ricordo che già nella sua accezione fossile, il gas naturale è meno impattante rispetto agli altri carburanti tradizionali, poiché contribuisce drasticamente al calo degli inquinanti locali - PM10, PM2,5, NOx e SOx - e all’abbattimento delle emissioni climalteranti CO2.

La valenza già insita nel gas naturale ai fini dell’abbattimento della CO2 trova maggiore espressione nell’utilizzo del biometano, combustibile 100% rinnovabile, totalmente made in Italy.

Un mirabile esempio di economia circolare che consente di ottenere energia dagli scarti, derivando dall’upgrading dal biogas prodotto da matrici quali FORSU, fanghi di depurazione, reflui zootecnici, scarti agricoli e biogas di discarica. Il biometano è utilizzabile esattamente come il CNG e l’LNG di origine fossile, ma con emissioni di CO2 pari a zero, su ogni veicolo attualmente alimentato a gas naturale senza necessità di modifiche motoristiche.

Rappresenta, quindi, un vettore energetico virtuoso, dotato di un’infrastruttura esistente e capillare - composta di circa 1.500 punti vendita - che non richiede ulteriori investimenti ed è pronta anche per le future miscele metano/idrogeno, consentendoci perciò di guardare molto avanti nella transizione energetica

Vi è un sistema agroindustriale che permette già oggi di produrre 200 milioni di metri cubi all’anno di gas e biometano, distribuito dalla rete e già utilizzato dai nostri utenti.

In questo modo, si porta l’impatto dei loro autoveicoli a zero emissioni di CO2. Quindi esattamente ciò che ci chiede l’Europa.

Già oggi il 20% del metano usato in autotrazione è bio; circa 2,04 mld di km ogni anno sono percorsi dagli 1,088 milioni di veicoli a gas naturale attualmente circolanti in Italia a impatto zero. Risultati importanti che certamente devono essere incrementati.

Con quale impatto rispetto a tali tematiche?

Dobbiamo purtroppo riscontrare che al momento l’Europa ha un approccio al raggiungimento di questi obiettivi che non condividiamo, perché è monotematico e mono tecnologico. Nonché orientato sul proporre ai Paesi un’unica soluzione, che è quella dell’auto elettrica oggi e dell’auto a idrogeno futuribile.

Noi invece riteniamo che il nostro settore debba essere approcciato in un’ottica di neutralità tecnologica.

E dal punto di vista pratico come si traduce questo approccio?

Ogni tecnologia volta a raggiungere questi obiettivi va aiutata, considerata e sviluppata. Pensate solo alla grande potenzialità in termini di minore impatto ambientale che ha il nostro settore quando partiamo da rifiuti organicaci, che sono un costo e un problema per tutti i Comuni d’Italia. Con il biometano i rifiuti sono trasformati in una risorsa, in un carburante che è utilizzato al posto e in sostituzione di quello di origine fossile. Quindi c’è un duplice vantaggio per la collettività. Unitamente al fatto che il nostro settore è in grado di coprire da subito tutto il territorio e tutte le forme di trasporto.

Una parte rilevante del PNRR è dedicata agli investimenti nei mezzi di trasporto e nelle infrastrutture del Paese: quali sono le vostre proposte per partecipare a questo cambio di paradigma?

La nostra proposta è quella della neutralità tecnologica. L’auto elettrica può rappresentare un’ottima soluzione. Tuttavia è necessario affrontare il problema delle emissioni climalteranti valutando le emissioni totali, dovute anche alla produzione del combustibile e al ciclo di vita del veicolo, non considerando esclusivamente quelle allo scarico. Solo cosi possiamo avere un quadro chiaro e veritiero degli impatti ambientali delle diverse soluzioni. Per questo motivo chiediamo al Governo che si faccia portavoce di questa assoluta necessità in Europa, al fine di cambiare questa visione monotematica e anche utopistica, come avviene per l’idrogeno.

Una soluzione ancora oggetto di sperimentazioni e di studi sulle effettive ricadute. Credo che serva un po’ più di concretezza e ragionevolezza per utilizzare tutto quello che va nella direzione dell’annullamento delle emissioni di CO2.

Infine, guardando al medio e lungo termine, quali sono le sfide più grandi che dovranno affrontare gli operatori del settore e quale sarà il futuro ruolo del metano in Italia?

Con 200 milioni di metri cubi di biometano il futuro per noi è già oggi. A livello pratico, un quinto di tutto il consumo nazionale è completamente rinnovabile. Riteniamo che questo settore possa dare un enorme contributo alla svolta verde tramite il biometano. Domani lo potrà dare anche in termini di tecnologia e infrastruttura ponte verso l’idrogeno. Sono numerose le sperimentazioni già realizzate sulle miscele tra idrogeno e metano e i risultati sono molto confortanti.