Per la serie BlastingTalks intervistiamo Alessandro Rossi, co-founder di Harmonia. L’asilo e hotel per cani nasce con il desiderio di soddisfare le esigenze di cane e proprietario a 360 gradi puntando a superare il concetto di struttura di accoglienza solo per i momenti in cui non è possibile prendersi cura del proprio cane.

Blasting Talks è una serie di interviste esclusive con business e opinion leader nazionali e internazionali per capire come la pandemia di coronavirus abbia accelerato il processo di digitalizzazione e come le aziende stiano rispondendo a questi cambiamenti epocali.

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Iniziamo dalla nascita del vostro progetto: può raccontarci come avete iniziato e quali servizi avete sviluppato nel tempo?

Il progetto nasce nel 2015 insieme a Fabio Dellisanti. Prevedeva la progettazione di un asilo diurno. In realtà abbiamo studiato il modello americano, al quale ci siamo rifatti, e quindi abbiamo deciso già dal giorno uno d'integrare un asilo diurno e una pensione per cani. Il primo è speculare all’asilo per bambini. Apre alle 7h45 e prosegue fino alle 20.00. La pensione è un’estensione dell’asilo per alcuni cani che hanno l’esigenza di dormire da noi. Ovviamente durante il giorno i cani della pensione svolgono le stesse attività formative dell’asilo diurno.

Affiancate a queste due attività c’è l’educazione cinofila, che va a completare l’offerta per il benessere dei quattro zampe e dei loro proprietari.

Può spiegarci meglio queste attività?

I programmi di educazione cinofila vengono svolti one to one, quindi un educatore insieme al proprietario e al suo cane. Quando abbiamo aperto erano già presenti altri asili diurni, ma nessuno di loro offriva anche il servizio di pensione.

Questa è stata la nostra prima grande innovazione. Noi abbiamo un po’ stravolto i canoni presenti in Italia fino al 2015, tanto è vero che abbiamo progettato di chiamarlo hotel per cani. Prima le pensioni si trovavano solo fuori città e noi siamo stati i primi a integrare un servizio del genere in città e a cambiare completamente l’approccio, visto che nelle pensioni classiche i cani dormono all’aperto e in gabbie di metallo coibentate dove il cane è di fatto recintato in una superficie di due metri quadrati più un mini spazio all’aperto.

Mentre voi quale modello di ospitalità seguite?

Noi usiamo il modello di casa, approcciato con un’elevata professionalità e con attenzione maniacale al cane al suo proprietario. Il cane risiede al chiuso (con aria condizionata e riscaldamento) e a turno ogni notte dorme in struttura un educatore cinofilo del nostro staff. Altra grande innovazione, il fatto che ci sia un asilo formativo. Perché da noi lavorano solo educatori cinofili che amano ovviamente i cani, ma hanno soprattutto studiato attraverso percorsi formativi specifici. Quindi sono molto abili nella lettura dei comportamenti dei cani e nel comprendere i loro bisogni primari. Che sono sì uguali per tutti, ma con differenze in base a razza, età e propensione.

Di fatto da noi si svolgono diverse attività formative, ci sono poi una serie di attività individuali. E poi c’è grande focus al cliente, perché riceve su WhatsApp due video ogni giorno con gli highlights dei diversi momenti che i cani hanno vissuto da noi.

Qual è la filosofia alla base della vostra idea di accoglienza e com’è organizzata la vostra struttura?

È una filosofia formativa e non solo alternativa al fatto di stare a casa da soli. Tanto è vero che il nostro focus è concentrato sull’aspetto formativo del cane. Ci concentriamo al massimo sul benessere e sui bisogni primari dei quattro zampe in un mix perfetto di quelle che sono le necessità del cane e del suo proprietario. E così il riscontro positivo dei proprietari è stato elevato.

Come funziona il programma di inserimento dei nuovi ospiti?

Il programma d'inserimento consiste in un primo incontro che si chiama valutazione, dove il proprietario viene in struttura da noi e conosce la Director del centro e lo staff. Questi compilano poi una scheda e hanno delle prime interazioni con il cane. Dopodiché ci sono tre inserimenti speculari a quelli dell’asilo, dove il cane tornerà da noi senza i proprietari. Il primo dura un’ora, il secondo mezza giornata e il terzo una giornata intera. Durante gli incontri osserviamo come il cane si rapporta con gli altri e qual è il suo vero carattere (che emerge in assenza del proprietario). Questo processo è completamente prenotabile e acquistabile online.

Ed è una delle innovazioni tecnologiche che ci pongono all’avanguardia in questo settore.

Perché è importante l’educazione cinofila e come la interpretate nei vostri corsi?

L’educazione cinofila è veramente la base. Noi la suggeriamo sempre per chi accoglie un cucciolo, ed è ancor più vitale se è il primo cane, perché è il più grande investimento che si possa fare. Il cane sarà per tutta la vita dipendente dalla persona e non autonomo. Ma si può insegnare alle persone a comprendere i suoi bisogni, a leggere come reagisce in certe situazioni. E si può spiegare come gestire le situazioni di stress che possono esserci nella città. Insegniamo anche alle persone come costruire una relazione basata su stima e rispetto con il proprio 4 zampe.

Cos’è cambiato con l’avvento della pandemia e quale impatto ha avuto questa crisi nella vostra attività?

Durante il momento peggiore della pandemia abbiamo avuto anche noi un riscontro negativo. Rispetto al nostro settore l’abbiamo sentito un po’ meno proprio per l’aspetto formativo. Perché un asilo canonico prima del nostro avvento era un’alternativa a lasciare il proprio cane da solo in casa. Con il Covid e lo smart working quest’idea è andata un po’ a perdersi. Per noi è stato diverso perché i proprietari vedono le attività svolte dai propri cani e quindi durante il lockdown sceglievano di lasciarci il cane malgrado le restrizioni e lo smart working. Dopo il Covid c’è stato un aumento delle adozioni e degli acquisti dei cani e questo ha comportato aspetti positivi e negativi.

Positivi per l’aumento della cultura cinofila. Oggi si prende il cane in casa con sé in maniera più consapevole. Negativi per le persone che hanno preso il cane in maniera un po’ superficiale. Tanto è vero che abbiamo avuto molte più richieste di percorsi formativi post Covid.

Si parla sempre più spesso di benessere animale: quali sono i bisogni che è necessario soddisfare per rendere felici i propri cani?

Il cane non ha bisogno di vivere in una casa con 1.000 metri quadri e 2.000 metri quadri di giardino, ma ha bisogno di tempo di qualità. Purtroppo le persone devono lavorare e questo si riduce. Il cane ha bisogno di socializzare, di attività fisica, di avere un rapporto di fiducia con il proprio proprietario e queste cose vanno a creare l’emisfero di relazione con il proprio quattro zampe.

Diversamente, si avranno sempre difficoltà nella gestione. Si sviluppa benessere nel fare attività insieme e anche da soli. Le attività più complesse o che richiedono competenze che hanno in pochi, le facciamo fare noi durante l’asilo diurno; per quello anche una frequenza di tre giorni a settimana avrà effetti strabilianti. Così, alle persone basterà investire tempo di qualità nell’andare ad aggiungere quel mattoncino nella relazione con il proprio quattro zampe.

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