Doveva essere la Brexit - ovvero l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea - il tema delle giornate di lavoro in Consiglio Europeo. E invece sul piatto è finita la discussione con l'Austria, riportando in auge il delicatissimo tema dei migranti nel vecchio Continente. Oggetto: la redistribuzione dei migranti nei diversi paesi europei.
Non ci sono critiche e minacce che tengano: da ieri l'Austria ha introdotto un tetto massimo di richieste d'asilo e non ha nessuna intenzione di tornare su i suoi passi. Parola del cancelliere austriaco Werner Faymannche due giorni fa, sommerso dalle critiche, ha lasciato la prima giornata di lavori confermando le scelte del suo paese.
Secondo alcune indiscrezioni trapelate subito dopo la cena tra i vertici d'Europa, la cancelliera Angela Merkel avrebbe più volte tentato di instaurare un dialogo col cancelliere austriaco, tentando di rinviare l'attuazione delle nuove misure almeno di un mese. Ma, i fatti lo confermano, non c'è stato niente da fare.
L'Austria punta i piedi
Il provvedimento di Vienna, entrato in vigore alle 8 di ieri mattina, fissa un tetto massimo delle domande d'asilo trattabili dal paese a 80 unità. Dopo l'ottantesima persona, le frontiere verranno chiuse. Una misura che la Commissione europea non ha esitato a definire come "chiaramente incompatibile" con le norme europee e con il diritto internazionale. E dire che l'Austria non ha perso un momento per mettere le cose in chiaro: se ogni paese adottasse la sua stessa linea, sarebbe possibile ridistribuire ben 2 milioni di rifugiati.
Per il 2016, ha fatto sapere il cancelliere Faymann, il suo paese ha deciso di accettare un massimo di 37.500 richiedenti asilo.
Ma l'Austria non è l'unico paese a puntare i piedi: l'Ungheria, domani, chiuderà ben tre passaggi ferroviari al confine con la Croazia. Allo stesso modo, diverse misure restrittive verranno adottate anche da altri paesi come Slovenia, Serbia e Macedonia.
Trovato l'accordo sulla Brexit
"Il dramma è superato": sono queste le parole con cuiDalia Grybauskaite, presidente lituana, ha annunciato sul suo account Twitter il raggiungimento di un accordo sulla Brexit. A favorire il risultato positivo sarebbe stata la cena della seconda giornata di lavori in Consiglio Europeo. Un risultato improvvisamente al centro di un giallo - ovvero la smentita arrivata per mano di un portavoce di Donald Tusk - e poi subito confermata dallo stesso Tusk.
Soltanto poche ore prima il premier David Cameron aveva confermato i progressi della trattativa, sottolineando però la distanza dal raggiungere un accordo e scongiurare la Brexit. Sul tema si era pronunciato anche François Hollande, esprimendo tutta la propria ostilità nei confronti dell'applicazione di regole speciali per la City di Londra e sottolineando sopratutto la necessità di trovare un accordo per, parole di Hollande,"tenere la Gran Bretagna in Europa". Quello che manca nel Vecchio Continente, ha detto il Presidente francese, è un progetto comune, capace di unire i Paesi.