L’ultima settimana ha portato cambiamenti importanti nella vita politica e sociale della Romania, paese importante per la NATO e per UE. Cambiamenti che rischiano di portare indietro il paese che sembrava fare passi avanti sulla lotta contro un sistemo corrotto e pieno di personaggi politici indagati per corruzione e abuso d’ufficio, un sistemo marcio che ha fatto nascere miliardari e potentati finanziari legati al mondo politico degli appalti e gare assegnate in modo fraudolento.

Dopo le elezioni dell’anno scorso vinte con una stragrande maggioranza del PSD, storico partito ex comunista, legato soprattutto alle mentalità comuniste e con pratiche che guardano spesso all’era rossa del paese, tutti si aspettavano a misure sul piano economico al sostegno dei pensionati e delle nuove generazioni e al sostegno delle imprese locali che fanno fatica con la globalizzazione.

La situazione è precipitata di fatto quando la popolazione ha capito che dietro alle proposte populiste e alle misure di carattere sociale (aumento pensioni, taglio di alcune tasse, agevolazioni studenti per il trasporto pubblico, la maggiorazione delle borse sempre per i studenti) si nascondeva un piano diabolico per avvantaggiare la classe politica corrotta sottoposta a vari processi e investigazioni da parte delle istituzioni, con la nota direzione specializzata e riconosciuta dall’UE (DNA- Direzione Nazionale Anticorruzione) per il ruolo chiave avuto in questi anni per stoppare il fenomeno della corruzione.

Il tempo stringe per trovare una soluzione

La situazione è diventata esplosiva in questi giorni una volta che il governo ha modificato con urgenza il Codice Penale mettendo di fatto fine ai reati di abuso d’ufficio che spariscono entro una certa cifra (50000 cca) e dimezzando le pene per lo stesso reato oltre ad eliminare anche il Governo con le sue leggi da questa tipologia di reato.

La società civile ha subito capito che la democrazia è in pericolo e cha la vera lotta si fa adesso con questa classe politica neo-comunista che vuole far ritornare il paese a 20 anni fa quando l’ex presidente Iliescu e il suo partito erano un freno per il paese e il suo destino democratico.

I principali paesi UE che hanno investito economicamente in questi anni in Romania si sono mostrati subito preoccupati per questa svolta antidemocratica e hanno formalmente protestato.

È previsto un dibattito anche nel Parlamento Europeo perché la situazione in Romania è di importanza strategica sia per la NATO sia per UE che non vuole vedere il suo confine con la Russia in mano ai corrotti o peggio ancora un paese non affidabile nella lotta contro l’espansionismo russo ancora più forte in questo periodo.

Qualsiasi strada che decide di percorrere il governo è priva di senso se non si ascolta il popolo uscito in modo massiccio sulle piazze in tutte le città e nella capitale dove si sono registrati ieri notte 150000 manifestanti.

Oltre il popolo c’è la voce forte del presidente Klaus Iohannis che è deciso a dare battaglia contro la nuova classe politica arrivata al potere. La situazione è in bilico e il presidente è l’ultimo che può mettere fine a questi politici corrotti che una volta arrivati al potere vogliono prendersi cura del loro interessi e degli indagati che hanno finanziato per tanto tempo il partito che è al potere.