Giungono importanti novità in merito alla manovra sul prepensionamento statali: l’Inps ha infatti rilasciato una circolare, la n. 79 del 23 giugno, che chiarisce alcuni aspetti concernenti le tempistiche delle indennità di fine rapporto e la platea di individui che sarà interessata dal provvedimento.



L’altro grande tema previdenziale che la riforma della PA - stando almeno alle dichiarazioni del ministro Madia - avrebbe dovuto affrontare, quello dell’opzione contributivo donne, resta invece fermo al palo: in assenza di tempestivi interventi l’istituto diverrà inutilizzabile.



Prepensionamento statali, l’INPS chiarisce la platea di fruitori e le tempistiche connesse a TFR e TFS



Come accennato in apertura, in merito alla manovra sul prepensionamento statali l’INPS ha emesso una circolare chiarificatrice esplicitando i soggetti interessati dal provvedimento e le tempistiche connesse alla fruizione di TFR e TFS.



Ad essere interessati dalla manovra sul prepensionamento statali, stando al documento diffuso dall’ente previdenziale, saranno i dipendenti che hanno maturato i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2011 e quelli che matureranno i requisiti anagrafici e contributivi previsti dalla disciplina pre decreto Salva Italia entro il 31 dicembre 2016.



La circolare INPS su prepensionamento statali e riforma PA ha anche chiarito i differenti termini di pagamento di TFS e TFR per le due categorie di dipendenti interessati dal provvedimento; per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011, il termine di pagamento di TFS e TFR dipende dalla data di collocamento a riposto, mentre chi ha maturato i requisiti pensionistici dopo tale data ed entro il 31 dicembre 2016 ha diritto ad un trattamento di fine rapporto che non decorre più dalla cessazione dal servizio bensì dal momento in cui avrebbe maturato il diritto alla pensione sulla base di quanto previsto nel Decreto Salva Italia all’art. 24. La disposizione dettata dalla circolare è estremamente complessa, i dettagli possono aiutarvi a chiarire meglio il tutto.

Opzione contributivo donne, governo ancora latitante: lavoratrici rischiano di non poter più ricorrere all’istituto



Non si sblocca ancora la situazione relativa all’opzione contributivo donne; il ministro Madia aveva annunciato che nell’ambito della riforma della PA e della manovra attinente il prepensionamento statali sarebbe stato affrontato anche il tema connesso all’opzione contributivo donne, ma sin qui nulla è stato fatto e l’istituto rischia di divenire inutilizzabile.



Lo strumento, lo ricordiamo, consente alle sole lavoratrici di abbandonare l’impiego raggiunti 57 anni d’età più 35 di contributi se dipendenti e 58 anni d’età più 35 di contributi se autonome, il tutto a fronte di un assegno ridotto di circa il 20% rispetto a quello cui si avrebbe diritto col metodo retributivo: per esercitare l’opzione contributivo donne c’è tempo sino al 2015, ma i requisiti d’accesso su elencati vanno maturati entro maggio 2014 dalle lavoratrici autonome ed entro novembre o dicembre 2014 dalla lavoratrici dipendenti. La conseguenza? L’opzione contributivo donne è già scaduta per le autonome e in assenza della proroga che governo Letta ed esecutivo Renzi hanno annunciato da tempo accadrà lo stesso anche per le lavoratrici dipendenti. A questo punto non resta che attendere.