La sorpresa per i tanti lavoratori in attesa di andare in pensione alla fine è arrivata, ma non è quella che attendevano. Nella giornata di ieri l'Inps ha annunciato l'introduzione di un contributo di solidarietà dello 0,50% sull'importo della retribuzione, che sarà applicato retroattivamente a partire da gennaio e che dal mese di giugno caricherà il contribuente anche degli interessi di mora. Unica consolazione per i lavoratori, il fatto che per 2/3 il contributo resterà a carico del datore di lavoro; mal comune, mezzo gaudio. Resta il fatto che non solo non si è più parlato di una possibile misura di pensione anticipata, ma l'esecutivo sembrerebbe addirittura muoversi in direzione contraria.

Perché è urgente l'istituzione del pensionamento anticipato per l'anno 2014 - 2015

Eppure tra le tante riforme necessarie per rimettere in sesto il Paese, quella del sistema previdenziale sta divenendo sempre più urgente. Il lavoro emergenziale svolto dal Governo Monti nel 2011 ha messo in sicurezza i conti, ma ha creato al contempo moltissime situazioni di disagio, che attendono da ormai tre anni una soluzione. Per quanto sia vero che il periodo di crisi richieda un contributo da parte di tutti, è evidente che il temporeggiamento può essere utilizzato come una tattica utile a superare gli ostacoli di breve termine, ma non può in nessun caso diventare una strategia di lungo periodo. Stiamo infatti parlando della vita reale di una vasta platea di categorie: esodati rimasti senza lavoro e senza possibilità di accedere alla previdenza Inps, Quota 96 della scuola (insegnanti e lavoratori ATA) sul luogo di lavoro quando per legge dovrebbero essere in pensione, lavoratori precoci che hanno versato gli anni di contributi ma a cui è stata alzata l'asticella dell'età anagrafica e tanti altri ancora.

Come dovrebbe funzionare la pensione anticipata secondo le idee del Governo

Eppure l'idea di istituire una certa flessibilizzazione dell'uscita dal lavoro non è certo nuova per il Governo, visto che lo stesso Ministro Poletti ha più volte fatto riferimento alla misura come a una possibile soluzione generalizzata per tutte le categorie appena evidenziate.

L'idea sarebbe quella di permettere l'ingresso nel welfare dell'Inps con 35 anni di contributi versati e 62 anni di età, purché si accetti una penalizzazione che al momento è stimata attorno all'1% o 2% per ogni anno mancante rispetto ai requisiti previsti nell'ultima riforma previdenziale. Il problema delle coperture mancanti potrebbe poi essere risolto con un prelievo di solidarietà derivante dalla fiscalità generale e in particolare da un taglio delle detrazioni per i privati e delle agevolazioni fiscali per le imprese.

Ma sullo sfondo resta sempre il silenzio del Governo Renzi, che nelle ultime settimane avrebbe deciso di spostare il capitolo a data da destinarsi. La speranza di molti pensionandi è che si possano avere delle novità al riguardo già a partire dalla prossima legge di stabilità 2015, in discussa nel prossimo autunno.