Lo Stato non crea lavoro e il posto fisso non esiste più. Sono le affermazioni di Matteo Renzi, delfino di Confindustria e dei poteri forti, messo lì per favorire i privati. La riprova è contenuta nel documento 'La Buona Scuola' alle voci che vedono introdurre i concetti di merito dei docenti e i tagli alla scuola coi quali finanzierebbe, secondo lui ovviamente, 150.000 immissioni in ruolo. Qualcuno giura che l'ha visto camminare anche sull'acqua. Matteo Renzi e La Buona Scuola sono il bersaglio di una protesta riassunta in una petizione lanciata on line da un precario storico.
La petizione su Change org
La petizione è diretta al Presidente del Consiglio e ai presidenti della Camere Grasso e Boldrini. Il promotore sollecita vivamente tutti i precari abilitati e non a sottoscriverla, indipendentemente dalla loro posizione, se ottenuta attraverso concorsi, corsi abilitanti o scuole di specializzazione. Mentre il governo annuncia la grande partecipazione con numeri ancora tutti da verificare, nella stessa si fa presente che molti professori non hanno aderito a questa iniziativa. Il motivo della mancata partecipazione, come evidenziato nella stessa petizione, è costituito dalla non emendabilità e dalla sua estraneità a concetti quali quelli previsti dalla Costituzione per una scuola veramente democratica.
Nella realtà dei fatti non si dà lavoro a 148.000 precari ma si creano altri 300.000 disoccupati.
Mancanza di trasparenza
Nelle intenzioni dell'esecutivo 'renziano' si promette un'assunzione che in cambio non dà nessuna garanzia ai 150.000 precari che di fatto vengono ingannati da una finta riforma. Lo stesso contratto nazionale del lavoro, con l'eliminazione degli scatti stipendiali, viene minato, praticamente annullato.
Urge un'alternativa a questo progetto fallimentare come ad esempio il disegno di legge numero 2630 che parla di una legge di iniziativa popolare già avviato in Parlamento. Migliaia di insegnanti lo hanno già condiviso democraticamente, sostenuti in questo da diversi parlamentari in forma trasversale senza guardare all'appartenenza politica.
Azioni future
La settimana della verità è quella che si aprirà tra qualche giorno, quando la Corte europea di Strasburgo si riunirà in seduta il 26 novembre per deliberare sull'abuso dei contratti a termine per i precari con più di 36 mesi di servizio. Il giudizio negativo condannerà lo Stato italiano a fare marcia indietro, a ingoiarsi il progettino renziano e ad assumere tutti gli abilitati, Gae o non Gae. Qualcuno in rete già comincia a parlare di interrogare un esperto del lavoro per indagare sulla presenza di elementi gravi di incostituzionalità de la Buona Scuola perché discriminatoria e vessatoria. Un parere di tali proporzioni sarebbe un'arma potente per ricacciare indietro il colpo di Stato che Renzi sta perpetrando alla scuola, ai docenti, agli studenti e agli italiani tutti.