L'approvazione della legge di stabilità 2015 alla Camera dei Deputati ha portato a diverse novità positive per una parte della platea complessiva che compone i lavoratori disagiati, ma ha significato anche dei dietrofront per altri che erano in attesa di simili soluzioni di salvaguardia. Questo fatto potrebbe apparire paradossale, ma è il risultato della forti pressioni esogene ed endogene sulla linea dell'austerità adottata per il controllo dei conti e della spesa pubblica. I limiti di bilancio imposti dai trattati UE e ratificati dall'Italia ci ricordano che mancano le risorse per tutti, almeno fino a quando non si deciderà di svincolarsene; pertanto il risultato è che la coperta delle tutele di welfare appare spesso troppo corta, tanto che quando riesce a coprire una parte dei lavoratori, se ne lasciano subito scoperti altri.

È esattamente la situazione che vi apprestiamo a raccontare, così come si è verificata ancora una volta alla Camera dei Deputati.

Lavoratori precoci e persone che hanno svolto lavori usuranti: la dicotomia delle tutele

Una prima dicotomia nella legge di stabilità 2015 può essere individuata nel diverso trattamento tra i lavoratori precoci e le persone che hanno svolto lavori usuranti, entrambi penalizzati dall'irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps avvenuto con la Riforma Fornero del 2011. Per i primi, i decisori pubblici hanno deciso di approvare un emendamento del Partito Democratico, con il quale si eliminano le penalizzazioni sia anagrafiche che pecuniarie, in precedenza legate al limite dei 62 anni di età.

I secondi invece si sono visiti approvare un taglio di circa 150 milioni di euro, soldi che di fatto erano destinati al fondo dei lavoratori usuranti, ma che nella pratica risultavano inutilizzati. Ovviamente, i lavoratori usuranti chiedono a gran voce di impiegare tali risorse per sanare la loro specifica situazione attraverso una modifica alla legge di stabilità nel prossimo passaggio al Senato.

Esodati e lavoratori ATA o insegnanti Quota 96 della scuola: la differenza di trattamento

Singolare potrebbe essere considerata anche la differenza di trattamento adottata tra gli esodati e i lavoratori pubblici Quota 96, spesso definiti come "esodati della scuola". I primi sono stati oggetto di sei salvaguardie consecutive, che gli hanno permesso di poter ottenere una tutela di welfare che nelle intenzioni del legislatore dovrebbe riuscire ad accompagnarli fino al pensionamento.

I secondi invece vivono una situazione paradossale, perché avrebbero già maturato il diritto di accedere all'Inps, ma questo gli è stato negato inizialmente a causa di una svista presente nella legge Fornero, mentre ora la loro situazione viene vista in secondo piano tra quelle dei lavoratori esodati. Questo perché si afferma che loro, di fatto, hanno ancora un lavoro con cui potersi mantenere. È chiaro che simili situazioni mettano in mostra tutta la criticità e la rigidità che caratterizza l'uscita dal lavoro e il contestuale ingresso nelle tutele dell'Inps.

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