C'è grande fermento sul tema dell'apertura alla flessibilizzazione Inps da parte della politica; che sia necessario arrivare a delle soluzioni di compromesso con i lavoratori sembra ormai un passaggio obbligato, basti pensare alla potenzialità esplosiva del referendum abrogativo sulla legge Fornero organizzato dalla Lega Nord ed attualmente allo studio della Corte Costituzionale. Ma una volta data per assodata la necessità di un cambio di passo, resta ancora da capire in che modo si potrà realizzare l'agognato cambiamento. Nel corso delle ultime settimane si sono moltiplicate le ipotesi di soluzione.

Il Governo Renzi finora è stato molto attento a non scoprire troppo le proprie carte, ma dalle indiscrezioni di stampa sembra che si possano già delineare alcuni punti fermi: basti pensare alla nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'Inps e ai suoi precedenti lavori per capire che la legge Fornero dovrà restare comunque il punto di partenza per ogni ipotesi di riforma.

Governo Renzi vs Parlamento: le ipotesi attualmente allo studio per flessibilizzare l'Inps

Stante la descrizione appena fatta dell'attuale contesto politico, l'esecutivo sembra orientato a fornire degli scivoli di uscita anticipata dal lavoro tramite dei meccanismi di ricalcolo contributivo della mensilità pensionistica.

Nella pratica, per salvaguardare la sostenibilità dei conti pubblici ottenuta con la legge Fornero la strada da seguire sarebbe quasi obbligata, permettendo sì l'accesso alla pensione anticipata ma con una riduzione della mensilità erogata. Questa strategia avrebbe l'indubbio vantaggio di porre fine a tante situazioni di disagio, legate ai meccanismi d'irrigidimento dei requisiti di accesso all'Inps decisi nel 2011.

Ma non solo: se la riforma venisse realizzata a parità di saldi, si potrebbe evitare di incorrere nei veti dei tecnici del Mef, o peggio in una sonora bocciatura da Bruxelles. Sui meccanismi contributivi, vi sono state diverse proposte: dal prestito pensionistico al contributivo puro senza limiti di età.

D'altra parte, l'idea è vissuta con una certa insofferenza da parte dei lavoratori, che preferirebbero invece un meccanismo di quiescenza simile alla Quota 100 proposta da Cesare Damiano, ex Ministro del Lavoro e Presidente della Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.

Con tale sistema, al lavoratore basterebbe raggiungere 100 nella somma tra età anagrafica e contributiva. Ad esempio, si potrebbe ottenere la pensione con 40 anni di versamenti e 60 di età.

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