Manca ormai solo un giorno al momento fatidico; nella giornata di domani 14/02 sapremo se la Corte Costituzionale si pronuncerà in modo favorevole verso la proposta della Lega Nord per indire un Referendum abrogativo contro la legge Fornero. L'impatto che un simile avvenimento potrebbe avere sul sistema previdenziale italiano è difficile da quantificare, ma basti ricordare le tantissime situazione di difficoltà (alcune delle quali, per la verità, già risolte con delle sanatorie) per comprendere quanto sia importante la decisione di domani. Tra i lavoratori che nel 2011 hanno subito momenti di disagio immediato vi sono stati ad esempio gli esodati, i precoci, coloro che stanno svolgendo lavori usuranti, i quota 96 della scuola e più in generale tutti i disoccupati in età avanzata, che non possono accedere alla previdenza a causa dell'inasprimento dei criteri anagrafici e contributivi.
Per non parlare del conseguente mancato ricambio generazionale, oltre che dell'impatto sulle Pensioni dei più giovani. Vi è però da sottolineare che sull'altro piatto della bilancia vi era una situazione dei conti pubblici potenzialmente esplosiva, con la possibilità che stipendi pubblici e pensioni potessero non venire più pagate.
Referendum abrogativo della legge Fornero, Governo Renzi pensa a "terza via"
Proprio per cercare di arrivare ad una soluzione utile per consolidare la sostenibilità della pensione pubblica e permettere ai lavoratori disagiati l'ingresso nell'Inps, il Governo Renzi starebbe pensando ad una "terza via". L'esecutivo si è sempre dichiarato a sfavore di un'abrogazione netta della legge Fornero, anche perché i risparmi assicurati con la riforma risultano già inseriti e dati per assodato tra i numeri della finanza pubblica.
Più percorribili sembrano invece delle soluzioni di mediazione, che potrebbero consistere nella flessibilizzazione dell'accesso all'Inps. Per sapere quali tra le due correnti di pensiero avrà la meglio, non resta comunque molto da attendere, visto che se la Corte Costituzionale darà il via libera il Presidente del Consiglio sarà costretto a organizzare una consultazione popolare entro il prossimo 15 giugno.
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