Il governo Renzi, dopo il Jobs Act e la riforma elettorale, è pronto a concentrarsi sulla riforma del sistema previdenziale. Flessibilità è la parola d'ordine da applicare alla nuova regolamentazione sulle Pensioni. Sono diversi mesi che si parla di riformare la legge pensionistica; alcune indiscrezioni annunciano la possibilità di approvare un nuovo decreto sulla previdenza che dovrebbe contenere al suo interno una revisione sulle baby pensioni, su quelle di invalidità e di reversibilità. Nelle ultime ore sta prendendo corpo l'ipotesi che, già nel prossimo decreto Milleproroghe, potrebbe esserci un intervento relativo alle pensioni.
Queste indiscrezioni non hanno ancora trovato delle conferme ufficiali da parte dei responsabili del governo. Però, nei giorni scorsi, anche il ministro Giuliano Poletti ha evidenziato la necessità di attuare una soluzione flessibile per la legislazione pensionistica italiana allo scopo di dare uno strumento necessario a quei lavoratori cui manca poco per andare in pensione o che, addirittura, sono rimasti senza lavoro nell'ultima parte della loro attività operativa non percependo né stipendio né pensione.
Le ipotesi che saranno prese in considerazione nei prossimi giorni dal governo Renzi sono le seguenti: prestito pensionistico che permetterebbe al lavoratore di lasciare il lavoro due o tre anni prima del raggiungimento dei requisiti pensionistici grazie ad un prestito da parte dello Stato da riconsegnare a piccole rate al momento del raggiungimento dei requisiti; uscita al raggiungimento di quota 100, somma tra età anagrafica e anni di contribuzione; uscita anticipata a 62 anni e 35 anni di contributi con penalizzazioni.
I sistemi di uscita flessibile sopra descritti, oltre a garantire il prepensionamento ai lavoratori permetterebbero, soprattutto, di creare quella staffetta generazionale allo scopo dare nuova spinta occupazionale a tutti quei giovani disoccupati presenti in Italia.
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