Resta ancora alta la tensione sul delicato tema della riforma previdenziale; i lavoratori disagiati chiedono all'esecutivo un intervento nel breve termine per risolvere finalmente le tante posizioni di difficoltà che si sono venute a creare in seguito all'approvazione della legge Fornero, ma l'esecutivo sarebbe ancora alla ricerca della quadra sui conti. Le ipotesi di modifica dei criteri di accesso alla quiescenza negli ultimi mesi si sono moltiplicate senza che sia stata presa una posizione ufficiale, se non al riguardo di una impellente necessità d'intervento: il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha più volte rilasciato delle dichiarazioni d'intenti in tal senso, rivelando che i tecnici sarebbero al vaglio differenti scenari.

Ma le ultime notizie riportano ancora una volta le difficoltà dell'Inps, visto che il bilancio preventivo approvato dal Consiglio di vigilanza indica che anche per il 2015 il nostro istituto di previdenza pubblica avrà una chiusura di bilancio negativa per 6,8 miliardi. È chiaro che in tale contesto non vi può essere grande libertà di movimento dal punto di vista dei conti, pertanto ogni possibile misura andrà trovata a parità di saldo. Sempre secondo le parole di Poletti, l'appuntamento sembra fissato per l'inizio della prossima primavera, quando si sarà conclusa la discussione sul Job Acts e sul decreto relativo alla concorrenza.

Pensioni anticipate 2015: lavoratori e sindacati chiedono intervento urgente, ecco gli scenari allo studio

Come abbiamo anticipato, la situazione dei conti Inps prevede anche per il 2015 una chiusura in disavanzo di bilancio, pertanto è molto probabile che l'indirizzo di riforma allo studio dell'esecutivo punti su di un meccanismo di ricalcolo contributivo.

Ad avvalorare questa scelta vi è anche la nomina dell'economista Tito Boeri alla Presidenza dell'Inps, che in passato si è sempre espresso a favore di un riequilibrio della sperequazione verticale tra generazioni, quanto di quella orizzontale tra Pensioni minime e mensilità d'oro. L'adozione del calcolo contributivo su una parte delle pensioni più alte potrebbe quindi essere una delle soluzioni utili a permettere il pensionamento anticipato dei lavoratori disagiati senza dover stravolgere i conti pubblici.

Sembrano invece meno probabili le altre ipotesi in arrivo dalla politica, ricordiamo che l'IDV ha recentemente proposto un meccanismo di pensionamento che permetterebbe l'accesso alla pensione anticipata già a partire dai 60 anni di età (accettando un 10% di penalizzazione massima sull'assegno). Anche la CGIL chiedono di permettere nuovamente il pensionamento dei lavoratori sessantenni, mentre la Cisl presenterà entro il prossimo 11 febbraio la propria proposta.

Resta infine l'idea lanciata più volte da Cesare Damiano (PD) di quota 100, con la quale i lavoratori potrebbero andare in pensione sommando età anagrafica e contributi versati (ad esempio 60 anni di età e 40 di versamenti).

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