"A noi non importano gli strumenti, importa arrivare al risultato [...] mi batterò per la flessibilità in uscita sapendo che anche i sindacati unitariamente hanno avanzato una proposta simile": sono le parole dell'Onorevole Cesare Damiano, intervistato in settimana dal Manifesto sul delicato tema della riforma previdenziale ipotizzata dal Ministro Poletti e dal Neo Presidente dell'Inps Tito Boeri. "Lo devo ancora incontrare" prosegue Damiano in relazione all'economista della Bocconi, "ma constato che sulle Pensioni ha alcune opinioni preoccupanti, prima fra tutte quelle di tagliare l'assegno retributivo".

Il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera ritiene infatti inopportuno andare a toccare le mensilità erogate al di sotto dei 5.000 €, perché sebbene non consone al nuovo sistema contributivo, restano comunque il frutto di grandi sacrifici da parte dei lavoratori. Per quanto riguarda invece le pensioni più alte, può avere un senso procedere al ricalcolo, con l'intento però di andare ad alzare le mensilità dei più giovani e di chi si trova in una situazione di difficoltà.

Flessibilità in uscita e prepensionamenti: Boeri conferma problema coperture, ma Damiano resta critico sull'operato della Ragioneria

Purtroppo la situazione sembra destinata a restare critica fino a quando non si interverrà sul tema della previdenza, con una misura realmente strutturale.

Si pensi ad esempio ai tanti lavoratori esodati che ancora sono in attesa di un aiuto di welfare (nonostante le sei salvaguardie parlamentari che si sono fin qui succedute), oppure ai disoccupati e inoccupati in età avanzata, che sono rimasti senza possibilità di ricollocarsi nel mercato e senza accesso all'Inps. A tal riguardo Damiano mette in luce come i risparmi della legge Fornero fino al 2050 ammonteranno a 300 miliardi di euro; quando la Commissione lavoro ha proposto di usarne una parte per flessibilizzare il sistema di welfare la Ragioneria generale si oppose, ma secondo il parlamentare lo stesso non avvenne per usare le coperture all'interno della legge di stabilità.

Stante la situazione, il tema del reperimento delle risorse finanziare utili ad un'azione di flessibilizzazione dell'uscita dal lavoro resta ancora al centro dell'attuale discussione sulla riforma dell'Inps, tanto che il Ministro del lavoro Poletti ha legato alla prossima legge di stabilità qualsiasi nuova misura che vada in tal senso.

Riforma delle pensioni 2015: dall'anticipata a 62 anni fino alla quota 100, ma resta nodo contributivo

Arrivati a questo punto, sembrano cominciare a delinearsi alcuni possibili scenari risolutivi: trovare una soluzione definitiva significherà mediare tra le esigenze dei lavoratori e quelle della tenuta dei conti pubblici. Tra le proposte al vaglio di Inps e Governo vi è l'anticipata a 62 anni e 35 di contribuzione di cui è già stato firmatario lo stesso Damiano, che prevede però una penalizzazione massima dell'8% sulla mensilità erogata, oppure l'idea della quota 100, che consiste nell'unire l'età anagrafica con i contributi versati. Ma tra le ipotesi di quiescenza allo studio sembra mantenersi elevata anche la probabilità di un meccanismo almeno parzialmente contributivo, che avrebbe il vantaggio di ridurre i costi dell'operazione.

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