"Aiutare i giovani mandando in pensione prima i sessantenni? Intanto la nostra proposta è basata sulla logica che chi va in pensione prima paga pegno e avrà penalizzazioni economiche [...] Il problema è che Renzi si renda conto che bisogna mettere mano al sistema pensionistico". Sono le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano in un'intervista per il Garantista, pubblicata nella giornata di ieri, durante la quale è avvenuto un nuovo richiamo all'intervento dell'esecutivo per riavviare la staffetta generazionale.
Nel corso dell'intervista, si è parlato infatti anche del Jobs Act e delle difficoltà che hanno i giovani nell'accedere al mercato del lavoro; una conseguenza dovuta in larga parte anche alla rigidità introdotta con la legge Fornero del 2011, che ha di fatto bloccato il naturale ricambio tra giovani e anziani. Senza contare le estese aree di disagio formate da esodati, precoci, persone che hanno svolto lavori usuranti, quota 96 e più in generale disoccupati in età avanzata, rimasti improvvisamene senza reddito e contemporaneamente senza misure di welfare.
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Per il momento, i lavoratori in stato di difficoltà si sono dovuti accontentare di misure temporanee, oppure ad hoc per alcune situazioni specifiche: è il caso delle sei salvaguardie degli esodati (ma i Comitati territoriali ne chiedono già una settima), oppure della sanatoria per i lavoratori precoci, arrivata con la scorsa legge di stabilità 2015.
Purtroppo quello che è venuto a mancare finora è un meccanismo di flessibilità previdenziale che possa agire a livello generale: ma una nuova apertura alle pensioni anticipate non sembra poter essere procrastinata ancora a lungo, visto lo stato crescente di disagio sociale. Martedì prossimo ricomincerà il lavoro di analisi sulla questione della previdenza e sulle possibili soluzioni da parte della Commissione lavoro alla Camera, ma Damiano specifica che "il Governo sembra preferire soluzioni diverse da quelle che stiamo promuovendo".
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Le idee attualmente allo studio dell'ex Ministro del lavoro Damiano consisterebbero nell'aprire il pensionamento anticipato già a partire dai 62 anni di età e con 35 anni di versamenti, seppure accettando una penalizzazione massima sulla mensilità erogata dell'8%.
In alternativa, si vorrebbe ripristinare il sistema delle quote, offrendo ai lavoratori di uscire dal lavoro con la quota 100: un meccanismo che sembra poter dare le maggiori garanzie di flessibilità, tanto che i pensionandi sembrano poterlo accogliere con diffuso favore. Ma l'esecutivo vorrebbe cercare di limitare l'impatto delle misure sui conti, non a caso parla invece di mini Pensioni con prestito Inps o di meccanismi contributivi, che potrebbero essere realizzati con un budget decisamente ridotto rispetto alle altre ipotesi.
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