Non accenna ad esaurirsi il quadro di novità riferite all'opzione donna, che tra tutte le vertenze ascrivibili al capitolo Pensioni 2015 appare quella meglio avviata ad una soluzione positiva. Il motivo è abbastanza semplice: le dirette interessate non hanno atteso un intervento governativo ma si sono mosse in prima persona (spendendo tempo e risorse, questo non va mai dimenticato) organizzando un class action contro INPS e Ministero del lavoro. Il relativo ricorso è stato notificato al TAR la scorsa settimana, con il testo ad esser così diventato di dominio pubblico.
Una lettura attenta e puntuale ci rivela alcune importanti precisazioni e svela almeno due elementi chiave: 1) Il ricorso al TAR è indirizzato contro l'INPS e il Ministero del Lavoro insieme nonostante siano di provenienza INPS le circolari oggetto del contendere; 2) La vicenda nasce da un'illegittima interpretazione della legge operata dallo stesse ente previdenziale. Per chi come il sottoscritto non si è perso neanche una puntata di questa intricata vicenda possono sembrare precisazioni ovvie, ma a nostro parere è sempre opportuno tenere a mente i punti cardine di una vertenza che l'avvocato Andrea Maestri ritiene si concluderà con un solo ipotizzabile esito: una vittoria per tutte le lavoratrici interessate a fruire dell'opzione donna.
Opzione donna, il testo del ricorso connesso alla class action chiarisce ogni cosa - Pensioni 2015 ad una svolta?
Il testo del ricorso presentato al TAR in merito alla class action avviata contro INPS e Ministero del lavoro ci svela dunque alcuni importanti elementi che in merito alla vertenza connessa a pensioni 2015 ed opzione donna è bene chiarire. Al centro del contendere due circolari emesse dall'INPS, le numero 35 e 37 del 2012, che includendo in modo del tutto arbitrario le finestre mobili allora vigenti (12 mesi per i dipendenti e 18 per gli autonomi) hanno ridotto di un anno il regime sperimentale connesso all'opzione donna (che prevede l'erogazione di assegni calcolati col contributivo). Il ricorso presentato e firmato dagli avvocati Andrea Maestri e Giorgio Sacco chiede per tanto la condanna di INPS e Ministero del lavoro che dovranno 'porre in essere tutte le misure necessarie a garantire il rispetto dei termini di legge […] Il tutto ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 1 comma 9 della legge 23/08/2004 n. 243' si legge sul documento che attesta il ricorso. Focalizzandoci sul solo INPS, nel testo viene precisato come l'ente dovrà 'revocare e/o riformare in autotutela amministrativa le circolari 35/2012 e 37/2012'. Le 24 pagine di cui si compone il ricorso presentato al TAR chiarificano dunque ogni cosa: ecco che scopriamo contro chi viene mossa la class action, a quali fini e per quali motivi scatenanti. E mentre l'iter giudiziale prosegue a gonfie vele, pensioni 2015 e opzione donna continuano a figurare al centro del dibattito politico-istituzionale. In un recente question time tenuto alla Camera, il ministro Poletti ha annunciato che l'INPS sta già compiendo le proprie valutazioni in base al tipo di richieste pervenute, certo non una dichiarazione decisiva (specie se proveniente da Poletti) ma comunque confortante che sta lì a ricordare che il governo non si è dimenticato della vicenda (e non è poco dato che si parla di previdenza). Continueremo a seguire i prossimi sviluppi, se desiderate rimanere aggiornati vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.