Sono mesi decisivi in vista della risoluzione della vertenza connessa all'opzione donna, uno dei casi più controversi e 'sorprendenti' fra quelli catalogabili sotto il capitolo Pensioni 2015. Due giorni fa è arrivato il deposito del ricorso presso il TAR, atto che ha ufficializzato l'avvio della class action contro l'Inps: come spiegato anche dall'avvocato Maestri che sta seguendo la vicenda, a breve verrà fissata l'udienza che si terrà in un arco di tempo compreso fra i 90 e i 120 giorni dalla data di deposito del ricorso. Dopo si assisterà alla sentenza, con l'intero iter che dovrebbe tramontare prima del mese di settembre.

E mentre i membri del Comitato Opzione Donna continuano a combattere la propria battaglia 'solitaria', dalle parti di Palazzo Chigi si continua a discutere della riforma della previdenza. A sorprendere e non poco è il piano stilato da Tito Boeri, presidente dell'INPS, che punta su delle uscite anticipate dall'impiego a fronte di assegni previdenziali più ridotti e di nuovi metodi di calcolo. Il presidente dell'INPS ha anche paventato la possibilità che venga introdotto il contributivo, lo stesso metodo adottato per la liquidazione degli assegni con opzione donna. Tradotto? Il Comitato di categoria sta lottando per ottenere il diritto di utilizzare una formula che il governo sta pensando di introdurre per tutte le categorie.

Una contraddizione in essere che davvero lascia allibiti.

Pensioni 2015 e opzione donna, ricorso class action e programma Boeri: lo stadio finale - Sentenza entro settembre

Come sottolineato in apertura sono giorni decisivi in ottica pensioni 2015 e opzione donna. Da una parte l'avvio della class action contro l'INPS e l'attesa per conoscere la data di udienza davanti al TAR, dall'altra gli 'sviluppi' di matrice istituzionale, con Tito Boeri assoluto protagonista. 'Stiamo riflettendo e stiamo elaborando simulazioni. Pensiamo che si debbano evitare il più possibile interventi sulle pensioni in essere. Se dovessero esserci esigenze finanziare potremmo anche prendere in considerazione l'ipotesi di tagliare le pensioni ma solo quelle molto alte. Il contributivo? Ci stiamo pensando' ha dichiarato il noto economista nel corso di un'intervista rilasciata a Repubblica. Il programma del numero uno dell'INPS prevede un reddito minimo garantito per gli over 55 in difficoltà economica, una maggiore flessibilità in uscita, l'armonizzazione delle regole previdenziali per rendere più equo il sistema e un possibile taglio delle pensioni medio alte con successiva introduzione del sistema contributivo: parole chiave flessibilità e contributivo, tutte caratteristiche che l'opzione donna detiene già in essere in quanto connaturate alla strutturazione stessa dell'istituto. Perché allora il governo (Boeri agisce comunque su mandato di Renzi), che ritiene evidentemente valida la formula alla base di opzione donna, non ha concesso la proroga richiesta ormai da diversi mesi?



Le motivazioni possono essere numerose e articolate: il piano sviluppato sulle pensioni 2015, a prescindere dall'istituto dell'opzione donna, non prevede spese consistenti in ottica previdenza e prorogare i termini di fruizione dell'istituto avrebbe significato stanziare delle risorse. Il punto però è che lo Stato risparmierebbe svariati miliardi di euro sul lungo periodo considerato soprattutto come gli assegni verrebbero calcolati con il metodo contributivo. Delle due l'una, o alcuni membri del governo Renzi sono poco lungimiranti o qualcuno pecca di incompetenza. In ambo due casi si tratta di situazioni inaccettabili per uno Stato di diritto. Se desiderate rimanere aggiornati sui prossimi sviluppi vi invitiamo a cliccare il tasto 'Segui' in alto a destra.