Proseguono i dibattiti sulla questione previdenziale. A tenere banco negli ultimi giorni le discussioni intorno alla Quota 100 o 97 fortemente volute da Damiano nel ddl flessibilità e l'addio nello stesso decreto alla Quota 41 non contemplata. Vi è poi chi si interroga sulla fattibilità in Italia della riforma Pensioni messa a punto dal premier inglese David Cameron che consente a chiunque abbia compiuto 55 anni d'età di poter ritirare l'intera somma contributiva versata ed andare dunque in 'pensione anticipata'.
Pensione anticipata a 55 anni: in cosa consiste la proposta di Cameron?
Si può parlare di 'pensione anticipata' tra virgolette in quanto in realtà gli inglesi che decideranno di optare per questa opportunità dovranno dire addio alla pensione pubblica. Il premier inglese ritiene che in questo modo sarà possibile rilanciare la domanda interna e dunque il Pil, i futuri pensionandi dovranno essere però ben consci della scelta che si apprestano a fare, il rischio è infatti quello che dilapidino il denaro ottenuto tutto in una volta e divengano anziani poveri senza alcuna pensione.
In Italia sarebbe sostenibile una riforma pensioni di questo tipo? Il sussidiario.net ha rivolto alcune domande a Maurizio del Conte, professore di diritto del Lavoro dell'Università Bocconi di Milano, il primo dubbio sorto riguarda l'effettiva sostenibilità finanziaria: in Italia, dice il docente, se tutti i 55enni decidessero di ritirare i propri contributi vi sarebbe il tracollo dell'Inps che finirebbe in bancarotta.
Il nostro Paese si basa su un sistema a ripartizione, i lavoratori pagano non per la loro pensione di domani ma per sostenere i pensionati di oggi, dunque poiché il sistema pensionistico italiano si basa sugli attuali contribuenti una proposta di questo tipo sarebbe difficilmente applicabile anche se potenzialmente conveniente per alcuni lavoratori.
In Italia a che punto siamo?
Quota 100 o 97 e addio quota 41: ultime notizie Governo Renzi
Dopo che il ddl Damiano-Gnecchi è stato depositato alla Camera si sono accese le prime polemiche specie da parte dei lavoratori precoci che si sono detti delusi dal ddl flessibilità. L'amara novità riguarda infatti le soglie minime indicate nella proposta Quota 100 che i lavoratori avrebbero gradito svincolata da limiti anagrafici e che invece prevedono che il raggiungimento della soglia 100 sia possibile con minimo 62 anni d'età e 35 anni contributivi.
In sostanza un precoce con 40 anni di contributi ma 60 anni d'età è considerato troppo giovane e dovrà lavorare altri 2 anni per poter accedere alla pensione . Rimane al vaglio del Governo la Quota 97 (62 anni d'età più 35 di contributi) con penalizzazioni sull'assegno anche dell'8% a secondo degli anni di uscita in anticipo rispetto agli attuali requisiti richiesti.
Addio invece alla Quota 41, il disegno riformatore dell'ex Ministro non prevede più questa soluzione parallela a cui molti precoci ambivano: la possibilità di accedere indipendentemente dall'età anagrafica alla pensione anticipata una volta maturati 41 anni di contributi. Fonti vicine a Palazzo Chigi sostengono che la venuta meno della Quota 41 sia da ricercare, ancora una volta, nella mancanza di coperture finanziarie.
Nonostante ciò Damiano si dice contrario alla proposta Boeri di reperire risorse effettuando tagli sugli assegni elevati calcolati con metodo di calcolo retributivo che secondo il presidente Inps ha portato forti iniquità che andrebbero eliminate. Voi cosa ne pensate?