E' uno stato di agitazione perenne quello che permea ormai da diverso tempo il fronte previdenziale. Focalizzandosi sulla pensione anticipata 2015 non possiamo non dar conto dei ddl presentati dalla Lega Nord di Salvini che propone due differenti soluzioni per riformare l'istituto: da un lato la cosiddetta Quota 100, dall'altro un'uscita commisurata sui 58 anni di età. Il momento in corso appare particolarmente delicato anche e soprattutto perché il premier Renzi è chiamato a risolvere la situazione connessa alla sentenza emessa dalla Corte Costituzionale: stando ai dati diffusi dal Nens (Associazione Nuova Economia e Nuova Società) le casse statali dovranno rimborsare qualcosa come 16,6 miliardi di euro, una cifra enorme, cui si potrebbero aggiungere altre spese per adeguarsi negli anni a venire.

Lo stesso ministro del lavoro Giuliano Poletti ha ricordato che prima di organizzare i meeting con i sindacati sarà necessario trovare una soluzione collegiale condivisa riferita proprio alla sentenza ufficializzata dalla Consulta. Insomma urge un piano bis, in caso contrario si rischia un implosione del sistema.

Novità e ultime notizie Pensione anticipata 2015: ddl Lega Nord punta sulla quota 58, Renzi e Poletti cercano un piano bis

Una pensione anticipata 2015 a 58 anni con un minimo di 42 anni di contributi: è questo il progetto a firma Lega Nord-Salvini esposto in uno dei tanti ddl presentati in Parlamento a fianco alle nuove proposte di riassetto dell'istituto del prepensionamento. Ad aver relazionato il progetto è stato il deputato del Carroccio Roberto Simonetti, che in alternativa alla formula 58+42 ha riproposto la Quota 100 e dunque la formula 65+35. 'Siamo per la completa cancellazione della riforma Fornero - ha sottolineato Simonetti - ma siamo pronti a sfidare il Partito democratico su Quota 100. Si tratta infatti di una proposta flessibile che garantisce libertà adeguata ai lavoratori sulla scelta per l'uscita dal lavoro in base all'età e ai contributi, per questo dobbiamo sostenerla'. E mentre in Parlamento prosegue il dibattito, al di fuori il ministro Poletti continua ad annunciare l'avvio dei meeting con i sindacati: 'Certo che ci vedremo, ma prima dobbiamo definire una posizione collegiale sulla sentenza della Corte Costituzionale'. Poletti tenta da sempre di guadagnare tempo, ma per una volta ha centrato il punto.



Bisogna trovare un piano bis, un progetto di intervento che riesca ad attutire l'impatto della sentenza della Consulta sui conti pubblici. In palio non c'è solo la manovra di riassetto del prepensionamento ma anche l'intera riforma della previdenza. Stando ai calcoli stimati dal Nens gli arretrati sulle Pensioni 2012-2015 da restituire ai pensionati di tutta Italia 'potrebbero raggiungere la cifra di 16,6 miliardi di euro'. A tutto ciò andrebbero aggiunti gli interessi maturati. Inoltre, dal 2016, 'per compensare i futuri risparmi di spesa annullati dalla sentenza, dovrebbe essere reperita una cifra annua pari a 4,7 miliardi di euro'. Insomma il caso è di quelli che scottano e come. La soluzione spetta ai tecnici del governo ma sul versante politico non si può non evidenziare l'ennesimo colpo inferto alla Legge Fornero, i cui profili di incostituzionalità per così dire sociale erano ben noti prima della sentenza della Consulta. Una legge nata male e costruita peggio dunque che continua a fare danni dopo quasi 4 anni dalla sua emanazione. Non resta che aspettare seguendo i prossimi sviluppi.