Torna a segnare temperature da bollino rosso il termometro del dibattito previdenziale dopo la decisione della Consulta che ha decretato come incostituzionale il blocco della rivalutazione delle Pensioni. 'Un altro clamoroso colpo alla Legge Fornero: la sentenza della Corte conferma che la cosiddetta riforma non sta in piedi e che le norme vigenti vanno cambiate' ha sentenziato Vera Lamonica di CGIL. 'Avevamo ragione noi, il provvedimento era profondamente ingiusto e anticostituzionale' ha invece tuonato Carla Cantone della SPI- CGIL. Tutte reazioni comprensibili dopo mesi di estenuanti battaglie contro una delle riforme più contestate degli ultimi decenni.

Adesso il governo Renzi dovrà trovare correttivi politici ed economici, in caso contrario si potrebbe andare incontro a catastrofi senza precedenti. Per quel concerne il primo aspetto appare di fondamentale importanza la proposta di revisionare la pensione anticipata 2015 introducendo la Quota 100, con un incrementato livello di flessibilità in uscita che potrebbe rappresentare la via da seguire. Ok flessibilità dunque, un obiettivo che però non va perseguito sulla pelle dei lavoratori come sta invece accadendo a proposito della norma sul prepensionamento statali approvata dal Senato la scorsa settimana. Un turnover 'finanziato' dai lavoratori stessi non può e non deve essere la via prescelta dal governo Renzi e dal ministro del lavoro Poletti.



Ultime news Quota 100 e Pensione anticipata 2015: serve una soluzione immediata sulla decisione della Consulta, no al turnover pagato dai cittadini

A partire da oggi i tecnici del governo Renzi, quelli dell'INPS e gli esperti del MEF stanno valutando la decisione emessa dalla Corte Costituzionale che potrebbe costare qualcosa come 10 miliardi di euro. E se la sentenza 'va applicata' come ricordato del resto anche da Giuliano Poletti, è necessario trovare dei correttivi che impediscano un implosione del sistema. Il primo passo sarà ricalcolare le pensioni superiori al triplo della minima liquidate prima del 2012, ma si tratta della misura per così dire 'economica'. A brevissima distanza ne servirà un'altra di natura politica, con una pensione anticipata 2015 possibile con Quota 100 a divenire a questo punto la manovra maggiormente auspicabile per imprimere una seria inversione di rotta. Un rinnovato trend che però non dovrà essere finanziato dai cittadini come sta invece accadendo a proposito dell'emendamento al ddl delega della PA approvato dal Senato alla fine della scorsa settimana.



La norma prescrive un prepensionamento statali con conseguente turnover 'costruito' sulla pelle dei lavoratori. Per effetto della norma infatti, i dipendenti pubblici in odore di pensionamento potranno decidere di ridursi le ore di lavoro passando al part-time con il differenziale dei contributi che dovrà essere versato dagli stessi lavoratori, chiamati in questo modo ad autofinanziare la manovra. 'La staffetta generazionale è un bluff perchè lo Stato non ci metterà un solo euro' è stato il commento della CGIL. L'emendamento in questione, a firma Hans Berger, è già stato approvato con tutte le conseguenze che la cosa comporta. A ben riflettere però non siamo davanti ad una norma sulla pensione anticipata 2015 vera e propria dato che al centro della manovra vi è uno strumento configurato su base volontaristica. Tradotto? Solo i lavoratori potranno decidere se ricorrervi o meno. E a queste condizioni un naufragio del provvedimento con zero o ridottissime adesioni appare lo scenario più probabile.