La settimana appena trascorsa è stata molto importante per quanto riguarda la riforma del sistema pensionistico e per iniziare a capire come si muoverà il governo Renzi dopo le aperture a favore della flessibilità. Le domande che molti si pongono sono: come sarà fatta la riforma? Quali saranno i requisiti per andare in pensione? Diverse sono le proposte depositate in Parlamento: dal Pd al M5S, da Sel alla Lega Nord, quasi tutti i partiti politici hanno presentato modifiche alla Legge Fornero.

Landini ha chiesto il ripristino delle pensioni di anzianità per i lavoratori usuranti

La discussione è stata alimentata anche dai sindacati che, oltre ai piani di uscita anticipata chiedono un aumento dei trattamenti pensionistici minimi. Il segretario della Fiom, Maurizio Landini, ha chiesto il ripristino delle Pensioni di anzianità per tutte quelle persone che svolgono lavori usuranti, secondo quanto evidenziato da diversi articoli presenti in rete. Intanto, Tito Boeri, presidente dell'Inps, ha evidenziato un piano di interventi pensionistici: dall'assegno universale per gli over 55 ad un'uscita anticipata per tutti i lavoratori. Lo stesso Boeri, di concerto con il ministro del Lavoro Poletti, ha confermato, per il prossimo mese di giugno, la presentazione di una proposta completa per riformare la legge pensionistica.

Il presidente Inps ha, comunque, focalizzato la sua attenzione su un ricalcolo contributivo per gli assegni pensionistici di importo superiore ai 3mila euro.

Si attende dal governo una proroga sulla 'opzione donna'

Particolare attenzione viene posta sulla cosiddetta 'opzione donna', per la quale si attende, da parte del governo Renzi, la proroga ufficiale per il 31 dicembre 2015 mentre la Lega Nord ha presentato un ddl di ulteriore proroga al 31 dicembre 2018.

Ma i piani allo studio per abbassare l'età pensionabile dei lavoratori sono essenzialmente tre: prestito pensionistico, Quota 100 e pensione al raggiungimento di 62 anni e 35 anni di contributi attraverso penalizzazioni che potrebbero raggiungere anche l'8 percento.

Tre le ipotesi sul tavolo del premier Renzi: prestito pensionistico, Quota 100 e pensione anticipata con penalizzazioni

Il prestito pensionistico è quel sistema che darebbe la possibilità ai lavoratori di lasciare il lavoro due o tre anni prima rispetto alla soglia minima dei 66 anni, ricevendo un anticipo da parte dello Stato, da restituire a rate al momento del raggiungimento dei requisiti previsti dall'attuale normativa. L'uscita dal lavoro a Quota 100, invece, prevede la possibilità di andare in pensione al raggiungimento del valore 100, quale somma tra età anagrafica e anni di contribuzione versati. Infine, ci potrebbe essere l'opportunità di andare in pensione al raggiungimento del doppio requisito, 62 anni e 35 anni di contributi, con una penalità del 2 percento per ogni anno oltre i 62 anni fino ad un massimo dell'8 percento. Da 66 anni in poi non sono previste penalizzazioni.