La risposta del mondo della scuola di fronte all'approvazione del ddl Buona Scuola alla VII Commissione Cultura è di quelle forti: i primi commenti a caldo, raccolti questa mattina sui vari gruppi social network, condannano l'indifferenza del governo, nonostante il clamoroso successo dello sciopero di martedì 5 maggio.

A distanza di soli cinque giorni dalla protesta storica, è arrivata la 'doccia fredda': una votazione rapida quella di stanotte, che addirittura ha anticipato i tempi previsti che indicavano l'approvazione del disegno di legge entro la fine della prossima settimana.

No del governo Renzi a qualsiasi forma di dialogo: andiamo avanti e in fretta

Il governo, dunque, ha dato un chiaro segnale: nessuno spazio a trattative con i sindacati, nessuna possibilità di modificare, né tanto meno alcuna chance di abbattere i 'pilastri' della riforma renziana, quelli che pongono le loro radici sull'autonomia scolastica e sulle maggiori responsabilità affidate ai presidi. La riforma, quella che è stata giudicata come la più antidemocratica della storia dell'istruzione italiana, va avanti e anche a passo spedito, perchè, secondo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, prima si arriva al traguardo e meglio è. 

Facebook, esplode l'adesione per il gruppo pro referendum abrogativo ddl Renzi

Di fronte allo 'scacco' del governo e alle intenzioni di arrivare all'approvazione della legge in tempi strettissimi, sta prendendo sempre più forma l'idea di un referendum abrogativo contro il ddl La Buona Scuola. Il veicolo dei social network rappresenta, senza alcun dubbio, il migliore strumento per la propaganda di idee come questa ed ecco perchè l'appello lanciato negli ultimi giorni è stato accolto in maniera favorevole. 

E' il caso di gruppi come quello dedicato alla 'raccolta firme per il referendum contro il disegno di legge Renzi' che, in poco più di ventiquattr'ore ha addirittura raddoppiato le adesioni passando da circa 15.000 membri a quasi 30.000.

Si tratta di un'altra chiara risposta di quei docenti che ancora intendono combattere per i loro diritti, di tutti quegli insegnanti che non si vogliono arrendere all'introduzione di norme che peggiorerebbero in maniera irreversibile la scuola italiana, già 'in coma' da diversi anni.