La fatidica sentenza alla fine è arrivata. Il pronunciamento della Consulta di Stato è giunto come una sonora mazzata sulle ultime proposte di riforma Pensioni, oltre che sui bilanci dei conti pubblici. Secondo le ultime notizie infatti è stato dichiarato incostituzionale il provvedimento connesso alla legge Fornero che ha congelato le rivalutazioni pensionistiche degli ultimi anni per le pensioni medio-alte. «La sentenza va applicata» ma il buco nelle casse, lievitato da 5 - secondo le ultime stime - a 19 miliardi di euro prevede un ennesimo nodo sul capitolo pensioni di assai difficile soluzione.

Nel merito della sentenza applica la censura al comma 25 dell'art 24 del decreto legge n.201/11 per cui, data la situazione finanziaria dell'epoca, attraverso il decreto "Salva Italia" si è proceduto alla sterilizzazione delle rivalutazioni annuali per le pensioni che eccedevano tre volte l'importo minimo. Si tratta di una platea abnorme che annovera circa 6 milioni di persone, circa un terzo del totale per cui la nuova riforma delle pensioni 2015 si troverà ad affrontare un nuovo costo di circa 1,8 miliardi per il 2012 e 3 per il 2013. Un buco di quasi 5 miliardi che con l'aggiunta delle competenze di 2014 e 2015 lieviterebbe a 19 miliardi in totale, spazzando via come un uragano tutte le già esili e incerte proposte di riforma pensioni avanzate finora.

L'Inps dovrà dunque pagare e i sindacati scalpitano chiedendo a gran voce la restituzione dei soldi: «bisognerà ritornare al meccanismo di rivalutazione ante Fornero» sostiene il segretario Spi-Cgil Carla Cantone, «il governo e l'Inps devono applicare la sentenza della Corte» come nel caso del contributo di solidarietà, «non si può fare cassa con i pensionati».

Annuncia battaglia anche il Codacons con una class action in favore di tutti i pensionati con assegni pensionistici inferiori ai 2.400 euro mensili.

Saltata l'ipotesi del decreto tampone per arginare il fenomeno dei ricorsi, INPS e governo cercano di prendere tempo. È ufficialmente aperta la caccia ai fondi necessari e sembra già escludibile l'ipotesi di nuovo deficit che per l'applicazione della sentenza supererebbe abbondantemente la soglia del 3% prevista in rapporto al Pil.

Per applicare la sentenza e cercare di riprendere il timone della riforma pensioni 2015 la necessità imperante è dunque quella di limitare la leva dell'indebitamento al minimo: questo vorrà dire attingere da altre fonti come il "tesoretto". Gli 1,6 miliardi accumulati sono tuttavia troppo pochi per un'applicazione ragionevole della sentenza e da Bruxelles fanno sapere che il caso pensioni non avrà ripercussioni sulle raccomandazioni inviate a ciascuno stato membro.

In ogni caso l'ipotesi più accreditata sembra essere quella per cui non tutto l'importo verrà pagato: il governo potrebbe decidere di intervenire con un decreto ad hoc - secondo la via indicata dalla stessa Consulta - e rimborsare solo 4miliardi di euro ottenuti dalla leva deficit grazie alla flessibilità accordata da Bruxelles.

Ad essere rimborsate, così facendo, sarebbero solo le pensioni comprese tra i 1.500 e i 3.000 euro: oltre tale soglia non solo non ci sarà rimborso, ma non verrà concessa in futuro alcuna indicizzazione. Tuttavia, nuovi ricorsi non sono da escludere e l'annuncio di una soluzione definitiva potrebbe arrivare non prima del voto delle regionali previsto a fine mese. Per rimanere aggiornati sulle ultime news relative alla riforma pensioni, scuola e lavoro in generale, vi invitiamo a cliccare il tasto "Segui" in alto.