Non si placa la diatriba intorno all'infuocato tema pensione anticipata uomini e donne specie dopo le ultime dichiarazioni di Tito Boeri. Da un lato il Presidente Inps ha parlato nel corso dell'audizione alla Camera dell'unica flessibilità a suo avviso sostenibile dalle casse statali: ossia il prepensionamento a fronte di una assegno pensionistico calcolato interamente su base contributiva, dall'altra vi è Cesare Damiano che continua ad incalzare il Governo affinché si pensi quantomeno alla pensione anticipata con Quota 97, chi la spunterà?

In pensione col calcolo contributivo: dopo opzione donna, arriva opzione uomo?

L'esecutivo Renzi in vista della prossima Legge di Stabilità dovrà decidere se valutare le proposte ancora al vaglio come la Quota 100, la Quota 41 la pensione anticipata a partire dai 62 anni d'età oppure tenere in considerazione il parere dell'esperto docente bocconiano che spinge a favore del opzione contributivo per uomini e donne. Si tratterebbe, per dirla in parole semplici, di permettere a chiunque volesse accedere anzitempo alla pensione anticipata di farlo un po' a proprie spese, infatti  se passasse la proposta del Presidente Inps si potrebbe uscire dal mercato del lavoro solo con un assegno decisamente più basso.

Di quanto però? In linea di massima il conteggio col calcolo contributivo andrebbe a pesare all'incirca del 25-30% sul montante pensionistico finale esattamente come accade oggi per le donne che hanno optato per l'opzione donna e che hanno scelto volontariamente di accedere alla pensione a partire dai 57 anni se dipendenti e 58 se autonome a fronte di un versamento di 35 anni di contributi, si tratterebbe di una sorta di 'opzione uomo' .

Ma i lavoratori sarebbero davvero favorevoli a tale scotto da pagare?

Pensione anticipata Quota 97 ancora possibile? Damiano incalza esecutivo su flessibilità

I lavoratori hanno ormai capito che difficilmente la Quota 100 potrà vedere la luce visto le ingenti risorse necessarie per poterla attuare, in audizione si è stimato che servirebbero circa 10,6 miliardi di euro, ma sono ancora tanti a sperare in Cesare Damiano e nella Quota 97 che permetterebbe di poter accedere alla pensione da 62 anni e 35 di contributi con una penalizzazione del 8%.

La decurtazione  si ridurrebbe poi del 2% per ogni anno in più di lavoro fino ad azzerarsi al raggiungimento dei 66 anni richiesti dalla Riforma Fornero. La flessibilità, questo pare ormai chiaro ai più, avrebbe comunque un costo, ma un conto sarebbe dover rinunciare all'8% un altro dover uscire dal lavoro rinunciando ad un quarto della pensione.

Come finirà questa 'partita' è ancora presto per dirlo, si confida però che a pagare non siano sempre i soliti noti, anche perché se è vero che si tratterebbe di una scelta volontaristica e altrettanto vero che diverrebbe una scelta limitata a chi potrebbe permettersi una pensione ridotta, agli altri con buona probabilità non rimarrebbe che lavorare.