"Sono totalmente contrario a un ricalcolo con il sistema contributivo così come sono contrario all'idea di inquietare quindici milioni di pensionati per il solo fatto che sono andati in pensione con il retributivo": sono le nuove affermazioni del Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano così come riportate dal quotidiano il Giornale. Le dichiarazioni fanno seguito ovviamente al pressing lanciato dall'attuale Presidente Inps Tito Boeri su Parlamento e Governo, per l'adozione di un meccanismo di pensionamento anticipato che possa basarsi solo sull'effettivo montante di contributi accumulati e non su considerazioni quali l'effettivo stipendio o l'adeguamento della mensilità previdenziale al costo della vita.

Nella pratica, la bocciatura va a colpire proprio i meccanismi di flessibilizzazione su cui sta lavorando da lungo tempo la Commissione lavoro, cioè l'uscita anticipata con il sistema delle quote.

Riforma pensioni: Quota 97 contro pensione contributiva, ecco il nodo del contendere

Stante la situazione, appare ormai chiaro che lo scontro si gioca sul terreno dei conti pubblici. Dal Parlamento si vorrebbe infatti aprire le porte delle pensioni anticipate con la quota 97, ovvero sessantadue anni di età e trentacinque di versamenti, più una piccola penalizzazione del 2% per ogni anno mancante rispetto a quelli previsti dalla riforma Fornero.

Una prospettiva che Boeri ha indicato durante la propria audizione alla Camera come troppo costosa, perché le risorse da accantonare nel bilancio dell'Inps supererebbero gli otto miliardi di euro, mentre se si volesse realizzare la quota 100 potrebbero superare addirittura i 10 miliardi. 

Uscite flessibili: Governo chiamato a decidere tra i due indirizzi di apertura ai prepensionamenti

A dover decidere tra le due diverse interpretazioni di come debba essere garantita la flessibilità previdenziale è infine l'esecutivo, che si trova costretto alla ricerca di un compromesso tra le esigenze dei lavoratori che vivono una situazione di disagio e quelle di bilancio.

Si tratta di un compito tutt'altro che semplice perché a rischio c'è la tenuta sociale del Paese, ma d'altra parte una misura sgradita a Bruxelles potrebbe essere semplicemente vanificata da una bocciatura dei tecnici europei. Per il momento, è il Ministro del lavoro Giuliano Poletti ad esprimersi sulla vicenda, spiegando che "è volontà del Governo aprire una discussione sulla flessibilità".

Ma l'esponente del Governo Renzi spiega anche che il tempo per una decisione definitiva non è ancora arrivato: "affronteremo il tema in legge di stabilità". Nella pratica, la discussione politica riguardo la flessibilizzazione della previdenza appare ancora lunga e potrà trovare una sua conclusione solo verso la fine dell'anno in corso.

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