"Bisogna mettersi a confronto con tutte le soluzioni possibili e capire il punto di equilibrio tra l'interesse del cittadino a uscire e l'onere per la collettività": sono le parole del Ministro Giuliano Poletti arrivate dopo l'intervento del Presidente Inps Tito Boeri presso la Camera dei Deputati. Ma l'esponente dell'esecutivo è stato chiamato anche ad un confronto diretto sulla questione che appare attualmente come maggiormente spinosa in relazione ai meccanismi di prepensionamento allo studio, ovvero il ricalcolo contributivo. Sul punto, Poletti ha spiegato che resta "una delle 100 ipotesi.

Non posso anticipare quello che decideremo tra quattro mesi". Insomma, dopo che l'attenzione dei decisori sembrava potersi concentrare sulla quota 97 con sbarramento a 62 anni (più 35 di versamenti e una penalizzazione massima dell'8%), il rischio è che si torni nuovamente all'adozione di un ricalcolo anche solo parziale basato sugli effettivi contributi versati.

Riforma della previdenza, resta aperta anche la questione dei lavoratori precoci e dell'opzione donna

Stante la situazione, bisogna ricordare che sul tavolo del Governo il dossier inerente la flessibilità sulle Pensioni non si ferma solo alla questione dei prepensionamenti a quote: anche i lavoratori precoci finora non salvaguardati sono in attesa di una soluzione specifica per la propria posizione.

Fino ad oggi si è parlato di permettere la loro uscita dal lavoro con 41 anni di versamenti, sebbene anche l'inserimento di questa stessa opzione all'interno della legge di stabilità appaia tutt'altro che scontata. Sembrano invece crescere le probabilità di uno sblocco della situazione relativa alla vicenda dell'opzione donna, ovvero di quelle lavoratrici che vorrebbero ottenere la pensione anticipata con il ricalcolo interamente contributivo della mensilità, visto che il Presidente Inps le ha citate come un caso virtuoso e sostenibile nel lungo periodo.

Welfare pubblico e previdenza: Corte dei conti richiama a nuovo patto sociale

Intanto nella giornata di ieri, sulla questione del sostegno pubblico alla popolazione, è intervenuta la Corte dei Conti spiegando come "un duraturo controllo sulle dinamiche di spesa può ormai difficilmente prescindere da una riscrittura del patto sociale, che leghi i cittadini all'azione di Governo e che abbia al proprio centro una riorganizzazione dei servizi di welfare".

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