"Non voglio destrutturare la legge esistente, voglio correggerla con costi governabili" ha spiegato il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, suggerendo così la propria interpretazione a caldo sull'audizione tenuta dal Presidente Inps Tito Boeri. "Trattiamo con il Governo, dal quale aspettiamo delle proposte" conclude il Parlamentare, restando in attesa di conoscere quale sarà il riscontro dell'esecutivo sui dati offerti in sede Parlamentare. È chiaro che da parte di Boeri l'endorsement per la Quota 97, e più in generale per qualsiasi meccanismo di pensionamento anticipato basato sul sistema delle quote (come ad esempio la quota 100, da cui si era partiti ormai diversi mesi fa), è venuto a mancare.

Riforma della previdenza, servono strumenti di flessibilizzazione per alleviare situazioni di difficoltà

Eppure l'apertura alle uscite flessibili non porterebbe a benefici solo per i lavoratori direttamente interessati, ma anche per i giovani che desiderano entrare nel mondo produttivo e che al momento risultano tagliati fuori a causa del mancato turn over. Per non parlare degli ultra cinquantenni rimasti senza un posto di lavoro e con pochissime prospettive di reinserimento. "Bisogna immaginare che anche se non si intervenisse dovremmo comunque mettere mano al portafogli con altre misure" spiega ancora l'On. Damiano, facendo riferimento ai tanti casi di disagio che si sono verificati nel comparto previdenziale a partire dall'approvazione della legge Fornero nell'ormai lontano 2011.

Si pensi non solo alle conseguenze del blocco nella staffetta generazionale, ma anche alle tante situazioni rimaste ancora irrisolte, nonostante le numerose sanatorie già prodotte: dagli esodati e dai precoci non salvaguardati alle lavoratrici con opzione donna, dai quota 96 della scuola ai disoccupati in età avanzata.

Boeri contrario alla staffetta generazionale per legge: si punti al sistema contributivo

L'idea del Presidente Inps Boeri punta con decisione al sistema contributivo, visto che quello delle quote avrebbe un costo stimato tra gli otto e i dieci miliardi di euro: cifre importanti, che potrebbero richiedere nuovamente il ricorso alla fiscalità generale visto che il bilancio dell'ente pubblico di previdenza risulta già oggi in disavanzo.

Ma l'economista non chiude del tutto alla creazione di nuovi meccanismi di prepensionamento, quanto piuttosto li condizioni al ricalcolo della mensilità erogata. C'è "la possibilità di avere maggiore flessibilità, che nel sistema contributivo è sostenibile e permette una certa libertà di scelta ai lavoratori". Il concetto è che con tale meccanismo di calcolo ogni lavoratore potrebbe scegliere in modo autonomo quando ottenere la quiescenza, visto che la pensione consiste nella restituzione degli accantonamenti previdenziali rivalutati fino al momento dell'uscita dal lavoro. Mentre anche per la finanza pubblica la soluzione potrebbe risultare sostenibile, perché i costi iniziali sarebbero neutralizzati dai risparmi che si ottengono nel medio e lungo termine.

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