"Abbiamo presentato una proposta di legge che consentirebbe di andare in pensione a partire dai 62 anni di età, purché si siano maturati 35 anni di contributi e si accetti una penalizzazione massima dell'8%" ribadisce il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, evidenziando che tale ipotesi dovrebbe essere considerata come "un modello che guarda al futuro: con questa scelta si evita di creare nuovi poveri e si favorisce l'ingresso dei giovani nel lavoro". Le parole fanno riferimento con tutta evidenza al blocco del turn over intergenerazionale avvenuto a partire dal 2011, quando sono stati improvvisamente irrigiditi i criteri di accesso al sistema previdenziale, con la conseguenza che il livello della disoccupazione giovanile in pochi anni si è impennato, andando a superare la soglia del 40%.

Purtroppo al problema dei sessantenni con situazioni di disagio che non riuscivano ad ottenere l'accesso alla quiescenza si è aggiunto quello di molti giovani già colpiti dalla crisi, per i quali trovare un impiego è diventato una vera e propria chimera. 

Riforma Pensioni, dall'Inps si punta al contributivo: sistema a quote troppo costoso, ma dal Parlamento si insiste

La risposta di Damiano arriva dopo che il Presidente Inps Tito Boeri ha puntato il dito contro i costi necessari per sostenere le misure proposte in Commissione lavoro alla Camera, ovvero l'uscita anticipata con la quota 97 per i sessantaduenni oppure quella con 41 anni di contributi senza limiti anagrafici per i precoci. Secondo i rilievi tecnici dell'Inps, la flessibilità previdenziale secondo questi parametri potrebbe arrivare a costare oltre otto miliardi di euro, una cifra definita come "ingente" e sulla quale l'istituto di previdenza pubblico si sarebbe espresso con parere negativo.

Bisogna anche ricordare che la notizia non è arrivata in modo improvviso, perché il Presidente Inps ha più volte ribadito che non si trova d'accordo con la creazione di una staffetta generazionale che funzioni per legge, anche perché secondo lui non è detto che le competenze delle persone più anziane possano essere facilmente sostituite con l'ingresso di nuove leve.

D'altra parte,  la risposta dell'On. Damiano sulla vicenda non si è fatta certo attendere, visto che ha messo in guardia più volte contro l'attuale situazione di stallo nella previdenza, proponendo la sua soluzione come un compromesso fattibile e utile al Paese. Anche perché, prosegue laconico, non si può certo immaginare un mondo futuro nel quale sia normale pensare a fabbriche piene di lavoratori settantenni. 

E voi, cosa pensate delle ultime dichiarazioni rilasciate dalla politica in merito alla vicenda della flessibilità previdenziale?

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