"Non vogliamo scaricare altri pesi sulle future generazioni, dobbiamo trovare un equilibrio tra la maggiore flessibilità e le compatibilità di finanza pubblica": è tutto insito in questa affermazione attribuita all'Ansa dal Ministro del lavoro Giuliano Poletti il dilemma che si trova a risolvere il Governo, in relazione al problema della flessibilità previdenziale. L'unica cosa sicura, per il momento, resta che gli attuali meccanismi di pensionamento decisi nell'ormai lontano 2011 con la legge Fornero funzionano solo dal punto di vista della sostenibilità dei conti, ma non forniscono quel supporto di welfare e quel sostegno che i cittadini si attendono dall'ente pubblico di previdenza.

Riforma pensioni, servono nuove salvaguardie per tutelare i lavoratori disagiati

Con il crescere della crisi si è assistiti all'acuirsi dei fenomeni di disagio lavorativo, tanto che le numerose sanatorie e salvaguardie messe in atto dai Governi che si sono succeduti non sono riuscite a ripristinare una situazione di tranquillità: ad attendere una flessibilizzazione dei parametri di accesso all'Inps vi sono ancora esodati e precoci non salvaguardati, quota 97 della scuola e lavoratrici opzione donna, oltre ai disoccupati in età avanzata ed ai giovani che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro a causa del blocco nel turn over. Quest'ultimi si sono trovati di fronte ad una crescita record della disoccupazione giovanile, che la crisi economica ha portato velocemente sopra la soglia del 40%, allineandosi così alle condizioni sperimentate negli altri Paesi mediterranei.

Aperture alla flessibilità condizionate dalle penalizzazioni, sistema contributivo in opposizione ai prepensionamenti con le quote?

Stante la necessità di trovare una soluzione per i lavoratori e disoccupati disagiati in età avanzata, a cui serve uno strumento di accesso flessibile al pensionamento, lo scontro istituzionale si è ora spostato sulla migliore strada da seguire per garantire questa possibilità.

Dalla Commissione lavoro alla Camera si indica la via della quota 97 con sbarramento a 62 anni (più 35 anni di contribuzione e una penalizzazione massima dell'8%), mentre ai lavoratori precoci sarebbe riservata la possibilità di ottenere la quiescenza con quarantuno anni di servizio. Ma il Presidente dell'Inps Tito Boeri sarebbe contrario a queste soluzioni perché i costi potrebbero superare gli 8 miliardi di euro, indicando come maggiormente virtuoso un meccanismo di prepensionamento basato sul ricalcolo contributivo della mensilità erogata.

Uno scenario del quale l'On. Cesare Damiano, ex Ministro del lavoro, si dice totalmente contrario. Ma vi è da rilevare come anche i sindacati abbiano espresso il proprio rifiuto a trattare su un nuovo meccanismo di ricalcolo contributivo per garantire la flessibilizzazione dell'accesso all'Inps.

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