Dalla riforma delle Pensioni alla riforma della Pubblica Amministrazione, dal Jobs act al ddl Buona Scuola, le parti sociali restano decisamente sul "piede di guerra" contro le intenzioni e le decisioni dell'esecutivo guidato dal premier e leader de Pd Matteo Renzi il quale, proprio sulle stesse identiche questioni ma con un approccio alla materia un po' differente, deve fare i conti anche con la minoranza del partito e con "l'altra minoranza" che ha preso forma nel gruppo dem denominato "Sinistra è cambiamento".

Legge delega Pubblica amministrazione, sindacato contro blocco: effetti anche sulle pensioni

Adesso, ad infiammare lo scontro tra sindacati e il Governo Renzi c'è anche il blocco dei contratti degli impiegati pubblici. Lo stop della contrattazione nel pubblico impiego sarebbe costato agli impiegati pubblici qualcosa come "oltre nove milioni di euro", secondo i calcoli realizzati dalla Confsal Unsa, l'organizzazione sindacale che ha promosso uno dei tanti ricorsi contro il blocco degli incrementi salariali per cui i giudici della Consulta hanno già fissato un'udienza martedì prossimo 23 giugno. Secondo la Confsal Unsa il blocco della contrattazione nella Pubblica amministrazione provocherà oltre alla perdita di entrate relative ai salari anche "danni irreversibili - si legge in una nota del sindaco - anche sulle future pensioni".

Quindi stipendi senza aumenti per i dipendenti pubblici, ma anche "170 euro al mese" di perdita sugli assegni previdenziali. Questi i conti per i lavoratori destinatari della misura. Le stime del sindacato si riferiscono al periodo compreso tra il 2010 e il 2014. La Confsal Unsa ipotizza complessivamente una ulteriore perdita del potere d'acquisto pari all'8,2%.

Riforma Pa, emendamento Pd per requisito anagrafico unico per pensioni di uomini e donne

E sempre in tema di Pubblica amministrazione e pensioni un nuovo emendamento alla ddl di riforma Pa all'esame del Parlamento è stato presentato da alcuni parlamentari Pd. L'obiettivo è quello di "eliminare le discriminazioni tra donne e uomini", ha spiegato Maria Luisa Gnecchi, prima firmataria dell'emendamento. La proposta prevede che per gli impiegati pubblici, indipendentemente dal sesso, sia valido un requisito anagrafico unico per l'accesso al pensionamento, cioè 66 anni e 3 mesi.