'Tu cosa farai?' questa è una delle domande più frequenti tra i professori che circola in questi ultimi giorni che precedono il primo sciopero degli scrutini dopo venticinque anni dall'ultimo (era il 1990).

Meglio partecipare alla seconda clamorosa protesta (dopo lo storico sciopero del 5 maggio scorso) contro la riforma renziana oppure rinunciare per evitare di lavorare, magari, nelle ore notturne o di domenica?

Lo sciopero di un'ora proclamato dai sindacati Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Gilda e Snals interesserà i primi due giorni di scrutinio di ogni singolo Istituto.

Nel caso in cui una scuola abbia deciso di anticipare la chiusura delle lezioni (e di conseguenza l'inizio degli scrutini) i professori avranno diritto di scioperare nei primi due giorni. Ricordiamo che, secondo quanto disposto dal Garante dell'Autorità scioperi, l'agitazione non potrà interessare le classi terminali delle scuole medie o superiori.

Scrutini e modalità sciopero: termine ultimo domenica 14 giugno 2015

Ciascun docente sarà libero di scioperare in tutti e due i giorni di sciopero, anche se non sarà, di fatto, necessario, in quanto basta l'assenza di uno solo dei professori per far saltare lo scrutinio stesso. Le operazioni dovranno, comunque, concludersi entro domenica 14 giugno, dato che per il giorno seguente è previsto l'insediamento delle commissioni per gli esami di maturità.

L'incertezza sulla partecipazione, o meno, allo sciopero degli scrutini sta aleggiando sui social ed è oggetto di discussione nei vari gruppi Facebook e su WhatsApp: cosa fare, scioperare e rischiare di lavorare in 'extra time', oppure rinunciare alla protesta?

Sciopero scrutini contro riforma scuola: 'zappa sui piedi' o protesta 'obbligata'?

C'è chi si chiede persino di quale utilità possa essere uno sciopero che, per assurdo, rischia di ritorcersi proprio contro chi lo fa: i presidi, infatti, potrebbero convocare i consigli di classe ad orari improponibili e anche di domenica.

Se sciopero sarà, ci si augura che l'adesione, davvero, sia di quelle massicce come è successo il 5 maggio scorso e che non si facciano rimpiangere i sacrifici che probabilmente saranno richiesti ai docenti, disposti a tutto pur di bloccare l'approvazione della riforma della Buona Scuola.