Scuola e contratti dei dipendenti statali sono nella lente d'ingrandimento della Corte Costituzionale: il prossimo 23 giugno, infatti, la Consulta si pronuncerà sia sul blocco dei contratti pubblici che sulla questione della reiterazione dei supplenti. Ed il Governo Renzi trema: già la sentenza sulla mancata indicizzazione delle pensioni a partire da quelle del 2012 e 2013 ha prodotto un buco nei conti pubblici, con conseguente rimborso di appena il 12% di quanto realmente dovuto dallo Stato.

A fine giugno, invece, se la Corte Costituzionale dovesse dichiarare incostituzionale il blocco delle retribuzioni dei lavoratori del pubblico impiego (e quindi anche del personale della scuola), si aprirà un contenzioso calcolato in 35 miliardi di euro.

L'allarme è stato lanciato dall'Avvocatura dello Stato che ha prodotto il calcolo sulla base della memoria difensiva consegnata proprio per la sentenza del 23 giugno.

Sentenza della Corte Costituzionale il 23 giugno 2015: quale rimborso spetta ai dipendenti pubblici e della scuola?

In quel giorno, infatti, la Consulta dovrà decidere sui contratti pubblici in base a due ordinanze, una depositata dal Tribunale di Roma e l'altra dal Tribunale di Ravenna. Si punterà a dimostrare che sono stati lesi i principi della proporzionalità e della sufficienza delle retribuzioni. In particolare, rispetto ad una aumentata gravosità lavorativa scaturente dalla sospensione del turnover e dall'incremento del costo della vita, gli stipendi dei dipendenti pubblici sono fermi da oltre cinque anni.

L'eventuale risarcimento che verrà deciso dalla Corte Costituzionale dovrà tener conto sia dell'aumento dell'inflazione che negli anni in cui gli stipendi sono rimasti fermi ha prodotto una perdita della capacità di acquisto, sia del mancato rimpiazzo dei lavoratori andati in pensione che ha prodotto un maggior onere per i colleghi.

Reiterazione delle supplenze nella scuola: quali docenti precari riguarda e possibili scenari

Nello stesso giorno, la Corte Costituzionale dovrà esprimersi anche sulla costituzionalità della reiterazione delle supplenze nella scuola, sulla base della sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre 2014. In particolare, tale sentenza è attesa dai docenti precari che abbiano formato più contratti annuali di supplenza (aventi scadenza il 31 agosto) in modo da aver superato i 36 mesi di supplenza e senza che, nello stesso periodo, sia stato indicato un termine entro il quale bandire il nuovo concorso nella scuola.

La sentenza, in questo caso, è abbastanza scontata: la Corte dovrebbe dichiarare incostituzionale la legge 124 del 1999 nella parte in cui non preveda alcun indennizzo ai docenti precari investiti della questione.