Dalle parole ai fatti, la proposta di riforma pensioni di Cesare Damiano ormai è depositata ed è un disegno di legge che verrà studiato, lavorato e votato dal Parlamento per la sua approvazione o no. Il cuore della proposta di Damiano è la classica quota 100 ma flessibile. Tra tutte le proposte arrivate da più parti e riguardanti la riforma del nostro sistema pensionistico, , allo stato attuale, questa di Damiano sembra quella che abbia raccolto maggiormente i pareri favorevoli dei cittadini e di tutti i soggetti interessati. Il titolo del Ddl è eloquente, infatti esso recita testualmente: “Disposizioni per l’introduzione di elementi di flessibilità nell’accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico”.

Cosa prevede il progetto di Damiano?

Il progetto ha come primo obiettivo quello di combattere la disoccupazione. L'attività lavorativa oggi non è continuativa o non lo è quasi mai. Si lavora ad intervalli, a periodi di lavoro seguono periodi di disoccupazione e molte volte si presta l’attività in lavori che non prevedono il versamento di contributi al Fondo Pensioni per i Lavoratori Dipendenti, quel Fondo da cui poi verrà percepita la pensione. I palese riferimento è ai contratti a progetto ed a tutti quelli che prevedono la contribuzione nella Gestione Separata Inps che non possono essere ricongiunti. Il sistema in vigore oggi, nella sua insicurezza ha fatto aumentare l’età pensionabile ed aumentato la disoccupazione perché evidentemente sta venendo a mancare il ricambio generazionale.

Più persone continuano a dover lavorare anche in tarda età, meno giovani saranno assunti per sostituirli. Nel dettaglio, la proposta prevede un nuovo sistema di flessibilità di uscita, e naturalmente la quota 100, cioè chi arriva a 63 anni di età con 37 di contributi versati deve poter lasciare il lavoro. Damiano prevede anche l’età minima per pensionarsi e che sarebbe 62, e cioè anche raggiungendo quota 100, il soggetto di 61 anni deve aspettare ancora un anno per la pensione, naturalmente di importo maggiore.

La flessibilità dai 62 anni sarà penalizzante?

Le penalizzazioni sono evidenti anche con il sistema Damiano, anche se sono meno pesanti di quelle previste con la riforma INPS diBoeri che secondo studi tecnici possono arrivare al 35% di riduzione dell’assegno. Per Damiano, un lavoratore con 35 anni di contributi può uscire a 62 anni di età rimettendoci l’8% dell’assegno.

Se doveva percepire 1.000 euro di pensione ne percepirà 920. Se a 62 anni di età i contributi sono maggiori, la riduzione si abbassa fino al 3% con 40 anni di contribuzione. La percentuale di riduzione si abbassa di 2 punti ogni anno di età in più in cui si sceglie di uscire. Lo stesso lavoratore di prima quindi, qualora scegliesse di uscire a 64 anni con 35 di contributi avrebbe la decurtazione del 4% o dell’ 1% se con 40 anni di contributi. Rinunciando a 40 euro al mese il lavoratore potrà uscire a 64 anni. Naturalmente sono previsti anche aumenti di assegno qualora il requisito minimo dei 35 anni di contributi venga raggiunto più in la con gli anni. Se si raggiungono i 35 anni di contribuzione a 68 anni di età, si guadagna il 4% in più di pensione che sale all’8% con il compimento di 70 anni.

Non è previsto niente per uscite senza limite di età?

Damiano vorrebbe infine abbassare a 41 anni il limite di contributi versati che permetta di uscire dal lavoro senza i limiti di età e quindi prima dei 62 anni.