Arrivano nuovi importanti aggiornamenti nel delicato campo della previdenza ed in particolare per coloro che percepiranno almeno una parte della propria futura mensilità previdenziale secondo il cosiddetto meccanismo di calcolo contributivo della mensilità. In base al Decreto appena pubblicato in Gazzetta ufficiale, sono stati rivisti al ribasso i coefficienti di conversione del montante accumulato dai lavoratori; una misura che di fatto si tradurrà in Pensioni più basse per chi accederà alla quiescenza nel corso del triennio 2016 - 2018. La revisione diventerà operativa a partire dal 1° gennaio del prossimo anno, pertanto bisogna sottolineare che non rientrano nei nuovi parametri coloro che decideranno di entrare in pensione entro l'anno in corso.
Riforma pensioni, come funzionerà il calcolo delle nuove mensilità a partire dal 2016
Entrando nel dettaglio della vicenda, la rimodulazione dei coefficienti sarà all'incirca del 2%, prevedendo un range che va da un minimo dell'1.35% ad un massimo del 2.5%. Facendo degli esempi pratici, all'età di 60 anni si passa dall'attuale coefficiente di conversione del 4,661% al 4,589%, a 65 anni si va dal 5,435% al 5,326% mentre a 70 anni si passa dal 6,541% dell'anno in corso al 6,378% previsto a partire dall'inizio del 2016. È chiaro che stante questa situazione, chi matura i requisiti entro il 2015 potrebbe avere l'interesse nel fare una seria valutazione sull'uscita dal lavoro, visto che nel caso si scelga di attendere si subirà una decurtazione della mensilità erogata dall'Inps.
La deadline prevede come scadenza il mese novembre come termine ultimo per richiedere il pensionamento con gli attuali parametri nel settore privato, mentre per il settore pubblico la possibilità si estingue con il mese di dicembre.
Riforma Dini e sistema contributivo: perché ci sono gli aggiornamenti dei coefficienti e quale sarà lo scenario futuro
Con la legge Dini 335/1995 la previdenza pubblica ha istituito la quota contributiva nel trattamento pensionistico in favore dei lavoratori, con un meccanismo che prevede di restituire a futuri pensionati il montante accumulato nel corso degli anni di versamento.
L'età dell'uscita dal lavoro si traduce in specifiche percentuali di conversione del capitale in rendita, per le quali la normativa prevede dei costanti adeguamenti alle aspettative di vita. Vi è inoltre da considerare che la revisione in corso rappresenta l'ultima di stampo triennale, perché a partire dal 2019 l'aggiornamento avverrà con cadenza biennale.
Come da nostra prassi restiamo in attesa di conoscere la vostra opinione sui fatti riportati tramite l'aggiunta di un nuovo commento, mentre per ricevere tutte le prossime news sulle pensioni vi ricordiamo di cliccare il comodo tasto "segui" che trovate in alto, sopra al titolo dell'articolo.