Arriva un altro appello all'esecutivo dal Parlamento per l'introduzione di nuovi meccanismi di flessibilità all'interno del sistema previdenziale del bel Paese; a parlare è ancora una volta il Presidente della Commissione lavoro alla Camera Cesare Damiano, che si sta prodigando ormai da diverso tempo per la riforma della previdenza, dopo che la legge Fornero ha irrigidito nel 2011 i requisiti di accesso alla pensione pubblica. "Il Governo dovrà formulare quanto prima la sua proposta sulle correzioni da apportare al sistema pensionistico, se la si vuole discutere e inserire nella legge di stabilità".

La questione non appare di poco conto perché lo stesso Ministro Poletti ha riconosciuto più volte in passato il grave stato di disagio nel quale versano intere categorie di lavoratori, a partire dagli esodati non salvaguardati fino ai lavoratori precoci che sono rimasti tagliati fuori dall'Inps. Mentre i giovani sono stati colpiti indirettamente dal blocco del turn over sperimentando tassi di disoccupazione giovanile superiori alla soglia del 40%, con serie conseguenze anche per il loro futuro previdenziale (visto che l'inoccupazione non permette di effettuare versamenti all'Inps).

Riforma dell'Inps, Damiano richiama le proposte della Commissione e ribadisce come inaccettabile il ricorso al ricalcolo contributivo

Stante la situazione, resta da capire quale sarà l'indirizzo d'azione scelto dal Governo Renzi, che si trova ad analizzare il dossier della previdenza con un occhio ai lavoratori e con l'altro puntato sulla sostenibilità dei conti pubblici.

Dalla Commissione lavoro si continua ad insistere principalmente su due proposte, a partire da quella della pensione anticipata a quota 97 (composta da sbarramento a 62 anni di età, 35 anni di versamenti e l'8% di penalizzazione massima). Mentre per i precoci è stata suggerita l'uscita con quarantuno anni di contribuzione. Lo stesso On.

Damiano sottolinea infine di non confondere la proposta delle quote con l'opzione donna: "si tratta di una misura emergenziale [...] che taglia l'assegno pensionistico fino al 30%". Proprio il meccanismo di ricalcolo contributivo che ne è alla base (proposto dal Presidente Inps Boeri) viene indicato dal Parlamentare come un'importante linea rossa da non superare, perché percepito dai lavoratori come inaccettabile.

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