Il vero e proprio tsunami che si sta abbattendo sull'UE di Angela Merkel, provenienza Atene, sta inducendo molti (se non tutti) gli stati dell'Eurozona a farsi due 'conti' in tasca. La vittoria dei no nel referendum voluto da Tsipras certo rappresenta il ceffone più sonoro che la Germania regina d'Europa abbia mai incassato negli ultimi anni, ma i venti di guerra che sembra ne stiano scaturendo rischiano di indurre tutti gli altri stati membri a non fare il passo più lungo della gamba. Che in questa situazione significa rimanere in modi ancor più rigidi all'interno dei paletti imposti da BCE ed UE, che specialmente sulle riforme pensionistiche impongono sacrifici sempre più grandi ad ogni singola nazione. Esemplificativo l'ultimo bollettino pubblicato dalla BCE, che invita tutti i paesi a proseguire sulla strada delle riforme per cercare 'di ridurre i costi dell'invecchiamento', ovvero quello insiti nel sistema previdenziale. In Italia, sull'onda di quel piccolo fastidioso ritornello - 'Ce lo chiede l'Europa' - rischiano di farne le spese tutti, in primis i lavoratori precoci che sperano nell'approvazione della Quota 41. La misura infatti produrrebbe ingenti spese in merito alle quali l'UE sembra porre un veto invalicabile. A questo punto sorge spontanea una domanda da rivolgersi a Renzi e al presidente Damiano (l'unico a opporsi alla 'dittatura' UE): quando abbiamo perso la nostra sovranità?

Ultime news pensioni lavoratori precoci, BCE vs Quota 41 e 100: 'Ce lo chiede l'Europa', e quello che chiedono gli italiani?

'Le proiezioni sui costi sono soggette a rischi negativi per la possibile inversione delle riforme adottate': inizia così l'ultimo bollettino economico della BCE lesto a ricordare che 'in assenza di riforme che riducano la disoccupazione strutturale e stimolino la crescita potenziale, i costi dell'invecchiamento saranno più elevati'. Intorno al 2060, la spesa pensionistica nell'area dell'euro dovrebbe tornare al 12,3% del Pil (come nel 2013): nella maggioranza dell'area la spesa pensionistica dovrebbe salire (su tutte Lussemburgo, Slovenia, Belgio e a Malta) mentre in otto paesi dell'euro zona dovrebbe scendere (Cipro, Portogallo, Spagna, Estonia, Grecia, Italia, Francia e Lituania). Si avete letto bene, c'è anche l'Italia tra i paesi virtuosi, posizione questa che continuerà a spettarle solo se si proseguirà nel solco della riforma Fornero. Sostanziali deviazioni - pensiamo alla Quota 41 vitale per il caso pensioni lavoratori precoci - provocherebbero distorsioni pesanti: 'Nonostante le proiezioni sui costi dell'invecchiamento siano più favorevoli per diversi paesi, sono necessari ulteriori sforzi di riforma per ridurre l'aumento di tali costi. Le nuove proiezioni sui costi dell'invecchiamento per diversi paesi sono soggette a rischi negativi, perchè dipendono da ipotesi molto ottimistiche sugli andamenti della produttività e del mercato del lavoro. In assenza di riforme che riducano la disoccupazione strutturale e stimolino la crescita potenziale, i costi dell'invecchiamento saranno sostanzialmente più elevati in questi paesi'.



Solo spendendo di meno dunque si proseguirà sui giusti binari, ma quando il Premier Renzi ascolterà gli italiani smettendo di prestare l'orecchio al solo richiamo di Bruxelles? Quando sarà il momento di risolvere il nodo esodati, di prevedere la Quota 41 per i lavoratori precoci o di riformare il prepensionamento con la Quota 100? Quando in definitiva l'Italia riacquisterà parte della sovranità persa? Sin qui l'unica cosa che si sta facendo è dar corso al decreto rimborsi che inizia a riscuotere consensi: 'È molto positiva l'approvazione da parte della Camera del decreto del governo sull'indicizzazione delle Pensioni. È anche importante - ha dichiarato Cesare Damiano - il fatto che la Commissione Lavoro abbia voluto non consentire il recupero, neanche nel futuro, dell'indice negativo del Pil relativo al 2014'.