Continua più serrato che mai il dibattito sulla riforma della previdenza: il caso greco con annessi ultimatum imposti dall'UE ha fatto riaffiorare la questione connessa alle politiche del rigore e dell'austerità a tutti i costi portate avanti dalla stessa Unione, una tattica questa che l'organismo di Bruxelles ha portato avanti anche in riferimento all'Italia. I plurimi viaggi effettuati da Angela Merkel nel nostro paese ad inizio maggio sono serviti per chiarire le carte in tavola e mettere i necessari paletti al governo Renzi: il monte spese previdenziale va abbassato, niente riforme 'folli' dunque e niente spese esagerate.

Ad andarci di mezzo potrebbe essere il caso pensioni lavoratori precoci, per il quale la Quota 41 senza penalizzazioni agganciata al DDL Damiano continua ad essere la sola via d'uscita possibile. Il programma che il presidente dell'INPS Tito Boeri sta allestendo va però in una direzione totalmente differente: l'ex professore della Bocconi sembra infatti aver cestinato il sistema a Quote perchè ritenuto troppo oneroso, al suo posto un programma di ricalcolo degli assegni che preveda il contributivo puro per tutte le categorie che non vogliono ricadere sotto l'alveo della Legge Fornero. Pensando sempre ai precoci tengono ancora banco le dichiarazioni di Treu che hanno suscitato sdegno e reazioni di massa.



Novità pensioni lavoratori precoci e Legge Fornero, DDL Damiano e contributi INPS: alcuni esempi concreti

'Se una persona esce prima dal mondo del lavoro prenderà la pensione per più anni ed è giusto che prenda meno, il contributivo è l'unica soluzione che si può adottare' ha dichiarato alcune settimane fa l'ex ministro ed ex commissario INPS Tiziano Treu. Frasi che non sono piaciute a nessuno, specie agli appartenenti al gruppo Facebook 'Lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti' che hanno deciso di inviare email di massa al ministro del lavoro Giuliano Poletti, al capo gabinetto dello stesso Poletti Luigi Caso e a Matteo Renzi. 'Di fatto l uscita a 62 anni per i precoci sarebbe un peggioramento della Legge Fornero, con l'aspettativa di vita tutti noi precoci lavoreremo 43-44 anni di lavoro ma andremo in pensione a 59, 60, 61 anni. Io dopo 44 anni di lavoro avrò versato 570.000 euro ma dato che l'aspettativa di vita sarà venti anni da quando usciremo dal lavoro io, se tutto va bene, incasserò 360.000 euro, il resto se lo mangia lo Stato' ci ha raccontato uno dei membri del gruppo LPU. Pensando dunque ai lavoratori precoci, c'è un sostegno importante al DDL Damiano che prevede l'uscita a 62 anni di età più 35 di contributi (la Quota 41 è contenuta nello stesso provvedimento, ergo le due misure non risultano divisibili) ma appare evidente come questo meccanismo di per se diverrebbe sperequativo per chi ha iniziato a lavorare a 15 o 16 anni di età.



'Fermo restando il DDL 857 di Damiano che prevede delle penalizzazioni per chi esce dal lavoro a 62 anni e 35 di contributi, i lavoratori precoci che hanno raggiunto i 41 anni di versamenti, anche se con età inferiore ai 62 anni, hanno già pagato la penalizzazione dato che hanno versato più contributi nelle casse dell'INPS' ci hanno raccontato ancora i membri di LPU, ai quali diamo parola perché ci sembra sempre più opportuno far emergere le considerazioni di chi le scelte del governo Renzi e dell'UE è chiamato a subirle. 'Ecco un esempio, prendiamo un lavoratore che esce a 62 anni con 35 di contributi ed un altro che esce a 58 con 41 di versamenti: il 58enne ha versato 6 anni in più rispetto al 62enne, per questo chiediamo l'uscita dopo 41 anni senza penalizzazioni e senza limite di età'. Il caso pensioni lavoratori precoci ad oggi appare il più ignorato da Istituzioni, governo Renzi e sindacati, uno stato di cose che deve cambiare: gli stessi membri di LPU attendono ancora che la CGIL si faccia viva in vista della manifestazione in allestimento per autunno, quando l'Esecutivo dovrà approvare la Legge di Stabilità.