Il governo continua a cantar vittoria per la risposta dei precari italiani alle domande di assunzione per il piano straordinario del Miur ma, in realtà, tutti sono concordi nel definirlo un 'flop', l'ennesimo della Buona Scuola, partorita come legge, tra approvazioni a singhiozzo, emendamenti e tanti tanti mugugni.
I sorrisi di circostanza, i titoloni su molti giornali che hanno sparato le centomila assunzioni come fuochi d'artificio e gli auguri di Ferragosto del premier a tutti i docenti che hanno 'creduto' in questa opportunità sono da considerarsi, ancora una volta, fumo negli occhi.
Delle 71.273 domande di assunzione pervenute al Miur, ben 23mila (un terzo circa) sono arrivate dai precari di due regioni, la Sicilia e la Campania: domande presentate più per necessità che per volontà propria, docenti che sono stati costretti a dire di sì controvoglia e con lo stesso entusiasmo di un soldato chiamato per andare al fronte.
Perchè, invece, non si parla dei numeri relativi a regioni come il Piemonte, la Liguria, il Molise (ultimo in assoluto) o il Friuli Venezia Giulia, dove addirittura due terzi degli insegnanti aventi diritto ha detto di no alla proposta?
Assunzioni scuola: il governo si aspettava almeno 150.000 domande
La verità è che il governo si aspettava un vero e proprio fiume di domande, almeno il doppio, soprattutto se consideriamo il numero dei soli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento: non solo l'organico di potenziamento entrerà in funzione (se tutto andrà bene) alla fine dell'anno solare in corso, ma, a conti fatti, rimarranno scoperte moltissime cattedre, conseguenza dell'atteggiamento 'tiepido' (da definirsi più appropriatamente freddo) dei docenti precari di tutta Italia.
Insomma, l'esca del governo non ha funzionato, nonostante si continui a parlare di 'rivoluzione copernicana' e di un esecutivo che ha posto rimedio agli errori commessi dalle precedenti gestioni. L'Italia non sa che, dietro lo spot elettorale pro Partito Democratico, il precariato resterà più vivo che mai e che il parassita chiamato 'supplentite' non verrà debellato, come promesso dal ministro Giannini.
I precari storici l'hanno capito e hanno risposto simbolicamente al premier Renzi con un evidente ''Ccà nisciuno è fesso...': il governo dovrebbe prendere atto di questa sconfitta e dell'ennesimo rifiuto alla Buona Scuola, con una decisione onesta e ponderata come quella delle dimissioni.