Per la flessibilità in uscita per i lavoratori che la scelgono, non è stato ancora trovato un accordo, sebbene qualche ipotesi di intervento abbia più credito di altre. In tale direzione, però, sembra che il governo inizi a navigare a vista, almeno stando alle ultime dichiarazioni fatte dal sottosegretario all'economia , il pieddino Baretta. Baretta, difatti, indica, come si apprende da un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, su quale rotta stia procedendo il governo. Anzi ne svela le ipotesi sulle quali sta lavorando con maggiore interesse.
Ricordiamo, innanzitutto, che Baretta insieme al suo compagno di partito Cesare Damiano, presidente della commissione lavoro della Camera, è cofirmatario di un disegno di legge (il ddl 857) sulla flessibilità in uscita. Ddl che prevede una penalizzazione massima dell'8% sull'assegno pensionistico mensile per chi intende uscire dal lavoro quattro prima dei requisiti previsti dalla vigente legge Fornero, decurtazione che scende al 2% se l'uscita è di un solo anno. Adesso Baretta, in qualità di sottosegretario all'economia, svela le ipotesi sulle quali il governo sta lavorando ed indica che proprio la proposta di flessibilità Damiano-Baretta è quella che gode di maggiore interesse, essendo considerata una buona base di partenza per arrivare ad una soluzione condivisa, compatibile e sostenibile e che abbia un alto profilo di equità sociale.
Vediamo quali sono le ipotesi sulle quali sta lavorando il governo sulla flessibilità in uscita
Le ipotesi sono essenzialmente 3. La prima è quella di un taglio progressivo che prevede una decurtazione dell'assegno che parte dal 2% per un anno di anticipo per poi passare al 5% per 2 anni e all'8% dopo 3. Una seconda ipotesi è quella della penalizzazione del 2% per chi andrebbe a prendere una pensione pari a 1500 euro per poi crescere mano mano che la pensione mensile aumenta.
La terza ipotesi è quella della flessibilità in modo graduale che consente di uscire, ad esempio, nel 2016 con un anno di anticipo, nel 2018 con 3 anni etc.etc. Tutte proposte che prevedono un “piccolo sacrificio” sia da parte dello Stato sia da parte del lavoratore, ma che avrebbero il grosso vantaggio di far largo ai giovani, di facilitarne la staffetta generazionale, di arginare il fenomeno degli esodati e di destinare risorse a vantaggio degli over 55 rimasti senza lavoro,questioni pendenti da anni
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