La vicenda dell’adeguamento dei contratti per i lavoratori statali entra nel periodo caldo, quello delle trattative. Sembrava tutto facile dopo la sentenza della Corte Costituzionale contro il blocco voluto dalla Fornero, il Governo era tenuto necessariamente a sbloccare i contratti ed i lavoratori statali ormai erano rassegnati al fatto che nulla era stato concesso per gli anni passati. Il Governo però stanziando solo 300 milioni per questo primo scatto, quello del 2016, sembra voler andare allo scontro con i rappresentanti dei lavoratori. La forbice tra le richieste e quello che offre l’esecutivo è ampia, difficile si trovi una soluzione e le proteste sono dietro l’angolo.

Cosa succederà adesso

Come abbiamo detto, l’offerta che arriverà sui tavoli delle trattativetra le parti sociali ed il Governo è di meno di 10 euro al mese di aumento. Il Governo, valutando gli adeguamenti in un triennio, ha previsto aumenti più corposi per gli anni successivi, offrendo questi “spiccioli” solo per dimostrare di aver recepito il diktat della Consulta. A tutti i sindacati dei dipendenti pubblici, come era logico aspettarsi, queste cifre sanno di presa per i fondelli ed hanno già aperto la stagione delle contestazioni. Infatti, il 13 novembre è previsto lo sciopero generale del comparto scuola, a cui faranno seguito, prima lo sciopero del pubblico impiego il 20 novembre ed infine la manifestazione nazionale con sciopero di tutta la Pubblica Amministrazione il 28 novembre.

Il Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, ha già incaricato l’ARAN di cominciare a sentire i sindacati, di sentire cosa chiedono e di predisporre una trattativa, ma alla luce delle cifre, il sospetto che sarà tutto inutile è fondato.

Cosa chiedono i sindacati a nome dei lavoratori

A dire il vero, il rinnovo dei contratti probabilmente slitterà al 2016 visto che la Madia è ancora alle prese con l’applicazione della riforma Brunetta sulla riduzione dei comparti.

L’aumento di stipendio quindi avverrà probabilmente senza il rinnovo dei contratti, come fosse una concessione, un anticipo che il Governo elargisce agli statali per adeguarli all’inflazione. Proprio in virtù dell’aumento del costo della vita, per i sindacati tutti, le cifre stanziate sono esigue, anche alla luce degli oltre 5.000 euro che mediamente i lavoratori hanno perso durante il blocco degli stipendi e della conseguente perdita di potere di acquisto dei loro stipendi.

Secondo i sindacati della Scuola, per essere accettati ci vorrebbero aumenti di almeno 100 euro ogni 1.000 euro di stipendio. I sindacati di settore della CGIL, CISL e UIL, chiedono almeno 150 euro al mese di aumento. A meno che non succeda il finimondo, o meglio, che entro il 15 novembre (data utile per gli emendamenti in Senato) non si rettifichino le cifre stanziate e che quindi da 300 milioni si passi a 3 miliardi, la situazione sarà sempre questa.