Continua a tener banco la discussione sull’opportunità di continuare a far svolgere le gite scolastichedopo l’ultima tragedia consumatasi a Milano dove è morto Elia Barbetti, studente diciassettenne in viaggio con la sua classe per visitare l’Expo.
La polemica delle gite scolastiche: docenti sul piede di guerra
In una recente intervista pubblicata dal quotidiano “La Repubblica”, Micaela Ricciardi, preside del Liceo Classico romano “Giulio Cesare”, aveva affermato che due docenti su tre rinunciano ad accompagnare gli alunni in gita. I motivi sono molteplici: innanzitutto le grosse responsabilità alle quali si va incontro, soprattutto per le gite di più giorni.
Occorre avere occhi aperti, 24 ore su 24, speciedi notte, momento più propizio per le trasgressioni degli studenti. E, infatti, la casistica dice da marzo scorso ad oggi, ben tre ragazzi hanno perso la vita, di notte, cadendo dall’alto.
Per un corpo docente della Scuola italiana che adesso mostra la stanchezza dell’età, per di più non ricevendo alcun compenso rispetto al normale stipendio, andare in gita è un rischio. E in molti si tirano indietro.
Lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, era intervenuta sul nascere delle polemiche: “I viaggi scolastici non si toccano”. Un modo gentile, ma diretto per tagliare corto sulle questioni poste all’attenzione da parte dei docenti.
Gite scolastiche, come rendere gli studenti protagonisti e responsabili
La stessa Repubblica di oggi pubblica una lettera scritta da un insegnante di Varese, Romolo Vitelli, che dalla sua ha l’esperienza di 45 anni di insegnamento e tante classi accompagnate in gita, anche all’estero, ma mai un incidente.
Un pizzico di fortuna, sì, ma anche tanta preparazione prima di partire, puntando all’autodisciplina ed al senso di responsabilità degli alunni.
Come si lavora in tal senso? Facendo leva sulla necessità di rendere protagonisti attivi proprio loro, gli studenti ed insegnando il rispetto per sé e verso gli altri.
E’ chiaro che in un viaggio d’istruzione ci sono i momenti di “utilità”, della didattica, ma anche il divertimento, la distensione. Le gite degenerano quando vengono messe contro allo studio: non è così ed è da questo paradigma che il docente lancia la sua proposta di “gita a misura dello studente” introducendo la gita nella programmazione scolastica.
Un lavoro preparatorio, insomma, che non deve ridursi ai giorni precedenti la partenza, ma che deve rappresentare il termine di un progetto didattico, il “banco di prova” di un lavoro sul quale si sono investite risorse intellettuali notevoli. E, in tal senso, è utile tornare a chiamarli “viaggi d’istruzione”.