Il dibattito sulla riforma delle pensioni continua spedito e, soprattutto i lavoratori precoci, continuano ad essere al centro delle varie proposte che giungono sul cantiere della previdenza. Sta facendo parlare non poco la soluzione prospettata da Tito Boeri, presidente INPS, che avevamo già sviscerato in estate quando fu annunciata: una soluzione che è tornata a rimbalzare dopo la pubblicazione del materiale che è stato effettivamente inviato al governo Renzi e che, al momento, non ha trovato un’attuazione viste le ultime news che hanno accompagnato la presentazione della Legge di Stabilità 2016.

Anzi, si può dire di più: le proposte di Boeri sono piaciute poco a tutti. Cesare Damiano ha rivendicato più volte il ruolo del Parlamento, sostenendo che l’INPS non deve dire quali leggi approvare, mentre il ministro Poletti ha definito apprezzabili le idee sulla flessibilità in uscita ma non condivide l’idea di mettere le mani nelle tasche dei cosiddetti pensionati d’oro.

Pensioni news oggi 6 novembre 2015: novità sulla riforma, ma cosa fa il Parlamento?

In realtà da mesi stiamo assistendo ad un continuo tira e molla che pare trovare più spazio sui giornali che nelle aule. Sembra un copione già scritto visto che, alla fine, a decidere è sempre il governo, secondo la deriva che la nostra democrazia ha assunto negli ultimi tempi.

Sulla riforma delle pensioni i lavoratori precoci e tutte le altre categorie coinvolte a vario titolo hanno più volte chiesto una convergenza alle forze politiche ma, alla prova dei fatti, nonostante a parole i numeri per votare i provvedimenti ci siano, di novità vere per i pensionandi ne arrivano poche.

Una prova? Una testimonianza diretta ci arriva dal video diffuso in rete lo scorso maggio e che vede come protagonista l’onorevole Maestri del Pd.

La parlamentare, a cui va dato atto un certo impegno in tema di riforma delle Pensioni, ha riassunto in maniera lapidaria un concetto: “In aula ci sono delle posizioni già preconcette – diceva all’epoca – i Cinque Stelle propongono una cosa e noi comunque votiamo contro perché è così”.

Sicuramente il ragionamento si inquadrava in una discussione più ampia ma, valutando poi i fatti, sembra proprio che faccia emergere squarci di verità.

Un esempio? La Lega Nord si è detta da mesi disponibile a votare sia la quota 100 che la quota 41 proposte da Damiano: perché il Parlamento non si è mai “permesso” di approvarle? I numeri ci sarebbero, eppure dal Pd sembra proprio che la riforma delle pensioni, al di là delle dichiarazioni di facciata, non sia di competenza di Montecitorio e Palazzo Madama, nonostante siano proprio i parlamentari Dem quelli apparentemente più impegnati sul tema. E se si trattasse solo di un’operazione di marketing politico messa in atto per far credere che ci sia una discussione democratica? Dubitare è quanto meno lecito…