Con l’esodo si può andare in pensione con quattro anni di anticipo. Fu la stessa riforma Fornero con la legge numero 92 del 2012 a prevedere questo istituto, a determinate condizioni, per ridurre gli svantaggi derivanti dall’innalzamento dell’età per la pensione e per l’introduzione del sistema contributivo integrale per il calcolo dell’assegno.
In questi primi giorni del 2016, riferisce il quotidiano La Stampa, l’esodo sta avendo una forte domanda sia da parte dei lavoratori che delle imprese. I contribuenti, infatti, possono andare in pensione prima, eventualmente continuando a fare un altro lavoro che la legge permette.
Le imprese, invece, risparmiano sulla busta paga, anche se sono a loro carico i contributi.
Esodo pensione di 4 anni, ecco le due condizioni per la richiesta
Affinché si possa chiedere l’esodo è necessario che si realizzino due condizioni. La prima riguarda l’impresa al cui interno devono lavorare almeno sedici dipendenti. L’azienda, inoltre, dovrà avviare i procedimenti necessari per ridurre i livelli occupazionali interessando, in prima battuta, i lavoratori che sono più vicini all’età della pensione. La seconda condizione è il coinvolgimento dei sindacati per stabilire il numero e quali addetti siano in esubero e la scadenza dell’intero procedimento.
Esodati, i requisiti per fare la domanda di pensione anticipata e di vecchiaia
L’anticipo dell’uscita da lavoro è prevista per i lavoratori che raggiungano i requisiti di età e di contribuzione necessari per la pensione di vecchiaia e anticipata entro i quattro anni successivi alla richiesta di uscita da lavoro. Ricordiamo che, per il triennio 2016-2018, per andare in pensione di vecchiaia sono necessari almeno 20 anni di contributi ed il compimento di 66 anni e sette mesi per gli uomini e 65 anni e sette mesi per le donne.
Per la pensione anticipata, invece, sono necessari quarantadueanni e diecimesi per gli uomini e quarantunoanni e dieci mesi per le donne.
L’impresa dove il contribuente presta lavoro dovrà garantire all’esodato una sorta di pensione (chiamata “isopensione”) il cui calcolo spetta all’Inps. Inoltre l’impresa dovrà continuare a versare i contributi al dipendente come se stesse ancora lavorando, anche nel periodo di anticipo dell’uscita da lavoro.
Solo nel momento in cui termina il periodo dell’esodo, l’impresa potrà cessare il pagamento dei contributi e l’esodato potrà fare normale domanda di pensione all’Inps che, dunque, aggiungerà tra i contributi anche quelli versati nel periodo dell’esodo stesso.