Andare in pensione in Italiadiventa sempre più difficile. Che la materia previdenziale sia alquanto complicata da capire è altrettanto vero. Esistono, però, alcune possibilità di andare in pensione evitando l'inasprimento dei requisitiche l'attuale normativa prevede. Il caso dei lavoratori “quindicenni” ne è l'esempio lampante. Vediamo di cosa si tratta, come funziona e quali lavoratori rientrano tra questi soggetti.
Tra Legge Fornero e deroga al requisito dei 20 anni
La vicenda dei lavoratori che possono andare in pensione con solo 15 anni di contributi versati, è datata 2013.
Infatti, l’Inps, con la circolare 16/2013, hachiaritoche, nonostante fosse entrata in vigore la Legge Fornero, alcuni lavoratori potevano continuare ad usufruire di alcuni vantaggi della normativa precedente, vantaggi che consentivano loro di andare in pensione con le vecchie regole. Si tratta proprio di questi lavoratori “quindicenni” , soggettia cuila Legge Fornero non ha impedito e non impedirà,di andare in pensione con soli 15 anni di contributi versati. Infatti per costoro, non è necessario raggiungere il requisito dei 20 anni di contributi che, insieme ai 66 anni e 7 mesi di età anagrafica, consente oggi di poter richiedere la pensione di vecchiaia. Dal 1° gennaio 2016, raggiungendo 15 anni di contributi, questi soggetti andranno in pensione a partire dal 1° giorno del mese successivo a quello in cui si compiono 66 anni e 7 mesi, per tutti i lavoratori maschi e per le femmine del Pubblico Impiego, 65 anni e 7 mesi per le lavoratrici del settore privato, oppure 66 ed un mese per le lavoratrici autonome.
Chi sono i soggetti interessati
I quindicenni, in linea generale, sono lavoratori e lavoratrici che erano impegnati in attività lavorative di carattere discontinuo, tali cioè da non garantire anni completi di contribuzione versata. Basti pensare ai lavoratori del settore agricolo, ai collaboratori domestici ed aquelli dello spettacolo.
I lavoratori che potranno beneficiare di questo trattamento privilegiato nel 2016, sono quelli che hanno perfezionato il requisito contributivo dei 15 anni entro il 31 dicembre 1992 o, quanto meno, coloro che, a quella data, erano stati autorizzati dall’INPS alla cosiddetta prosecuzione volontaria. La deroga, in alcuni casi, vale anche per coloro che, sempre entro la fine del 1992, avevano contributi versati inferiori ai 15 anni.
Si tratta diquelli che avevano un numero di contributi tali che, anche se avessero proseguito la medesima attività lavorativa, non avrebbero raggiunto i 20 anni di contributi necessari il giorno del raggiungimento del requisito anagrafico. Per chiarire meglio il concetto, prendiamo un lavoratore agricolo nato a il 10 gennaio del 1950, che, il 31 dicembre 1992 totalizzava solo 8 anni di contributi versati e che prestava attività di lavoro dipendente per 4 mesi all'anno. Questo soggetto, continuando a lavorare allo stesso modo, per soli 4 mesi all'anno,fino al giorno in cui avrebbe 66 anni e 7 mesi di età, cioè fino al 10 agosto 2016, si troverebbe comunque ad avere meno di 20 anni versati, limite che gli precluderebbe l’accesso alla pensione. In questo caso, la derogaconsentirebbe anche a questi lavoratori, che come dicevamo sono impegnati in attività saltuarie, di andare in pensione con meno di 20 anni di contributi.