La pubblicazione dei bandi relativi al concorso Scuola 2015/2016 ha riacceso il dibattito e la polemica intorno alla legge di riforma "Buona scuola" introdotta dal governo. Una realtà, quella scolastica,attraversata sempre più da un diffuso malcontento soprattutto tra i docenti e che, proprio per questo impatto sui loro livelli motivazionali, rischia di avere una ricaduta negativa anche sulla qualità dell'offerta formativa da garantire agli alunni.

Infatti, le problematiche relative al prossimo concorso stanno ridando vigore alle critiche contro il Miur e lo stesso governo, sia per quanto concerne le capacità organizzative sia per le nuove prospettive lavorative riservate ai futuri docenti.

Come tutti sanno la prova scritta, per la prima volta, prevede l'utilizzo del pc e questa scelta, rischia di avere delle conseguenze negative sulla regolarità delle prove. Mentre nei precedenti concorsi si era potuto concentrare in una sola scuola un elevato numero di candidati, utilizzando tutti gli spazi disponibili, questa volta ciò non sarà possibile perchè non solo potranno essere occupate le aule informatiche ma sarà necessario anche avere a disposizione una rete internet capace di gestire un numero consistente di accessi simultanei.

Chi vive dall'interno le realtà scolastiche, a partire da chi scrive, sa molto bene che sono davvero poche le istituzioni scolastiche in grado di garantire le condizioni ottimali per lo svolgimento delle prove concorsuali, sia in termini di stabilità e tenuta della rete internet, sia in termini di adeguatezza numerica e qualitativa delle dotazioni informatichenecessarie.

Una situazione di cui il MIUR è ben a conoscenza, tant'è che da pochissimo tempo sono state concluse le procedure di autorizzazione e finanziamento dei progetti presentati dalle scuole, fondi FESR, per il potenziamento delle reti, ma che non saranno terminati prima della fine dell'anno scolastico in corso. Una situazione deficitaria che già sta rallentando l'utilizzo a regime del registro elettronico su tutto il territorio nazionale.

Questa potenziale criticità, se incrociata con i dati significativi relativi al numero di commissioni da attivare e ai tempi ristretti riservati all'espletamento delle fasi concorsuali, rende il quadro futuro davvero poco rassicurante. Sulla questione, alcune fonti (vedi Tuttoscuola) hanno previsto forti criticità già in una situazione consolidata, perchè ci sarà da valutare e selezionare circa 200.000 candidati per 129 classi di concorso.

Tutto ciò si traduce nella necessità di formare circa 1000 commissioni. Con queste premesse sarà davvero difficile garantire il buon e regolare andamento delle prove.

A tutto ciò bisogna aggiungere un ulteriore elemento di innovazione e di riflessione. Al termine delle prove concorsuali, i vincitori erano immessi in ruolo con contratto a tempo indeterminato ed assegnati ad una o più classi. Da quest'anno, a coloro che supereranno tutte le prove, sarà riservato "solo" un contratto triennale, su chiamata diretta dei dirigenti scolastici e rinnovabile a loro discrezione, senza che ad oggi siano stati fissati i criteri che gli stessi dovranno adottare nella scelta dei futuri docenti e, soprattutto, senza la certezza di avere assegnata una classe di riferimento.

Si delinea, così, un cambiamento totale di prospettiva: da quella della stabilità (contratto a tempo indeterminato) a quella dell'incertezza (contratto triennale), alla cui definizione contribuisce in modo determinante "la Corte di Cassazione che, in una recentissima sentenza,n. 24517 del 2015, ha stabilito che l'abolizione dell'art. 18 contenuta nel Job Act si applica anche agli statali: ciò significa che i docenti neo assunti potranno essere licenziati senza possibilità di reintegro e che potranno essere assunti con contratto triennale di formazione e di apprendistato e stipendio minimo di 400 euro".