Nuovo capitolo sulla riforma della Pubblica Amministrazione e sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego: l’Aran ha convocato i sindacati per una riunione che si terrà lunedì 4 aprile 2016, nella quale verrà vagliata la proposta di una “soluzione-ponte”, necessaria a garantire l’equa rappresentatività sul tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto. In altre parole, si tratta di un termine concesso ai sindacati per organizzarsi ed aggregarsi sulla base della ridefinizione del pubblico impiego su quattro comparti (conoscenza, sanità, poteri locali e poteri centrali).

Le sigle sindacali più piccole dovranno, necessariamente, allearsi per raggiungere la percentuale minima consentita per la partecipazione alle trattative. Ed è proprio di questo che si discuterà nella riunione di inizio aprile.

Riforma Pa: scuola, sanità, poteri centrali e locali i 4 comparti pubblici

Peraltro, la nuova architettura dei quattro comparti della Pubblica amministrazione impone aggregazioni di settori con norme e stipendi estremamente variegati. Il comparto della conoscenza, ad esempio, comprenderà la Scuola, l'università, ma anche la ricerca e l’alta formazione scientifica. I dipendenti degli atenei universitari percepiscono una retribuzione media annuale lorda di poco meno di 43 mila euro, ben al di sopra dei dipendenti della scuolache superano di poco i 29 mila euro all’anno.

Di mezzo troviamo i ricercatori con 40 mila euro annui, e l’alta formazione musicale ed artistica con oltre 35 mila euro. Uniformare tutte queste categorie sotto lo stesso “compartone”, con circa 1 milione e duecento mila dipendenti, non sarà facile.

Rinnovo contratti e stipendi pubblici: rimborso dal 30 luglio 2015?

Infine, la questione del rinnovo dei contratti degli statali e la spartizione delle somme, davvero misere, messe a disposizione dal Governo per il 2016: 300 milioni di euro da dividere tra i dipendenti di tutti i comparti.

Parallelamente, i tribunali del lavoro, fa sapere"Il Sole 24 Ore", stanno stabilendo, a suon di sentenze, che il ritocco degli stipendi degli impiegati pubblici non deve partire dal 1° gennaio di quest’anno, ma dal 30 luglio 2015, ovvero dal giorno susseguente la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della sentenza della Corte Costituzionale numero 178-2015, con la quale la Consulta ha dichiarato incostituzionale il blocco dei contratti pubblici.