Il concorso docenti 2016 ha da sempre generato molteplici discussioni, ora ci si trova alla rush finale e gli aspiranti candidati possono, dal 29 febbraio, inviare la propria candidatura (il termine utile scade il 30 marzo). Dai continui slittamenti, al problema sollevato dalle competenze richieste su una lingua straniera, fino alla disparità di trattamento: molte le ombre su questa fase della Buona Scuola. I nodi da sciogliere sono ancora molti, poniamo in evidenza i punti di maggiore impatto in questi giorni.

Pas e Tfa si ribellano e la mancanza di certezze

In Trentino, i Pas ed i Tfa si ribellano e esprimono il loro dissenso nel vedersi obbligati a partecipare al concorso per essere considerati docenti a tutti gli effetti. Il problema sorge perché non si sono verificati gli opportuni aggiornamenti nelle graduatorie di istituto e i docenti abilitati si sono ritrovati ancora alla terza fascia senza possibilità di slittamenti. Per procedere al conseguimento delle abilitazioni i diretti interessati hanno dovuto seguire dei corsi a proprie spese che non hanno portato ad una stabilità contrattuale delle parti in causa. Numerose le proteste, una anche oggi 4 marzo in Piazza Dante. Le proteste aumentano, in linea generale, poiché il concorso non rappresenta secondo molti una certezza di trasparenza ed una garanzia di assunzione.

In molti non credono che le prove verranno vagliate attentamente e che venga tenuto per buona l'esecutività delle immissioni in ruolo nei tre anni di validità delle graduatorie di merito. La futura falciata sui bilanci per l'istruzione non permetteranno le assunzioni definitive dei vincitori del concorso.

Posti non ripartiti equamente

In molti lamentano una ripartizione viziata dei posti del concorso docenti 2016. Si pensi alla sola regione Sicilia dove i posti resi disponibili sono 4.109 posti di cui 3.841 su posto comune e 268 per il sostegno. La paura è che si ripeta quanto accaduto con il concorso del 2012: molti docenti si erano ritrovati esclusi: infatti a suo tempo i posti all'interno del bando non erano stati trovati.

Ora, l'incognita maggiore è rappresentata dalla paura che i siciliani trapiantati al nord sfruttino la mobilità per fare ritorno nella propria regione d'appartenenza e che quindi vengano a diminuire i posti per chi, nell'isola sicula, era rimasto.